Luigi Einaudi continua a essere considerato soprattutto come un economista, come Presidente della Repubblica, come giornalista sferzante, mai come federalista e autore di una serie di scritti sulla crisi dello stato sovrano e sull'unità europea.

Il volume ricostruisce proprio questo aspetto della personalità di Einaudi e il contributo geniale da lui dato all'elaborazione del pensiero federalista del Novecento.

In particolare sono ricordate le sue critiche alla Società delle Nazioni, giudicata impotente perché priva di poteri, l'analisi circa la crisi degli stati europei, l'assunzione di tale fatto come criterio esplicativo delle due guerre mondiali, la proposta dell'unificazione europea come unica risposta efficace al declino del vecchio continente,

La rilevanza dell'Einaudi federalista è accentuata dal confronto cori gli intellettuali italiani coevi, da Croce a Gobetti e Gramsci, tutti incapaci di vedere la crisi italiana come problema europeo e di superare la concezione dello stato nazionale come l'a priori indiscusso dell'organizzazione politica dell'umanità.

La scoperta del federalismo da parte di Ernesto Rossi e di Altiero Spinelli confinati a Ventotene avvenne proprio grazie alla lettura casuale delle Lettere politiche di Junius. Nonostante le contraddizioni presenti nel pensiero federalista di Einaudi, il suo apporlo all'idea dell'unità europea rimane dunque uno dei più significativi dell'epoca contemporanea.