L’obiettivo principale del presente lavoro è la valutazione del contributo informativo allo studio del fenomeno del sommerso nel territorio nazionale fornito dall’integrazione di archivi amministrativi. In particolare il lavoro si basa sull’abbinamento delle imprese presenti nell’archivio delle ispezioni condotte dall’INPS e le imprese attive presenti nell’Archivio ASIA dell’ISTAT. Tale integrazione ha consentito di valutare l’attività ispettiva e l’esito di tale attività in relazione alle caratteristiche economiche e produttive delle imprese. Attraverso l’analisi statistica dei micro-dati sugli esiti delle ispezioni effettuate dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) nel biennio 2005-2006 presso le imprese del settore edile italiano, emerge un quadro piuttosto completo del ricorso al lavoro irregolare in un comparto fondamentale per la nostra economia. I risultati ottenuti mostrano che i fenomeni del lavoro nero e dell’evasione contributiva risultano diffusi sull’intero territorio nazionale e non si evidenzia l’usuale dualismo tra il centro nord e il sud del Paese. Le categorie di attività economica caratterizzate da maggiore intensità del ricorso a manodopera in nero risultano quelle dei lavori di completamento degli edifici e dell’edilizia e genio civile. L’impiego di lavoro in nero si concentra in misura più evidente nelle imprese individuali e nelle imprese con fatturato inferiore ai 50.000 euro annui. Infine un’analisi della distribuzione spaziale delle imprese con manodopera in nero, ha mostrato che la distribuzione territoriale delle imprese irregolari è fortemente clusterizzata e che sono predominanti comportamenti di tipo emulativo. Complessivamente si evidenzia una parziale efficienza dell’attività ispettiva, che soprattutto nel Mezzogiorno si concentra nelle aree nelle quali il fenomeno appare più concentrato L’utilizzo di archivi amministrativi di dati e la loro integrazione con altre fonti informative, ha permesso di evidenziare alcuni comportamenti delle imprese edili italiane riguardo all’utilizzo di manodopera irregolare. L’integrazione di fonti informative è però una sfida complessa sia perché gli enti proprietari dei dati non necessariamente sono favorevoli a cedere il proprio patrimonio informativo sia perché presenta elementi di complessità tecnica non indifferenti. Si tratta, però, di un approccio i cui vantaggi riteniamo superino di gran lunga gli aspetti negativi.