Comprendere che cosa significhi per i giovani di origine straniera, in un contesto di opportunità limitate e in tempo di crisi, approcciarsi al mondo del lavoro, transitare alla condizione adulta e progettare il futuro, costituisce l’obiettivo centrale di questo contributo, che si basa sull’analisi di 28 storie di vita di giovani di origine straniera (diversi per genere, età, tempo di permanenza, titolo di studio, nazionalità) che vivono nel contesto meridionale. Il contributo si articola in quattro parti. La prima, dedicata al lavoro - quello svolto, quello desiderato, quello ideale - evidenzia una generalizzata soddisfazione fra i giovani, pur in presenza di condizioni lavorative generalmente precarie e poco remunerate. La seconda, dedicata alla visione del futuro, rivela l’esistenza di aspirazioni limitate, oltre che una diffusa difficoltà di immaginare e di progettare il futuro. Nella terza, che analizza le ragioni della tendenziale accettazione della condizione attuale, del senso di scoraggiamento e dello scarso attivismo che sembrano caratterizzare gli intervistati, viene messo in luce il ruolo giocato dalla crisi. La quarta, che descrive la visione della crisi dei giovani intervistati - individuandone le diverse dimensioni, le responsabilità, le vittime e le conseguenze - mostra come fra i giovani intervistati sia presente una sorta di "normalizzazione" della crisi, e come quest’ultima possa essere interpretata come un ulteriore segnale della loro propensione all’adattamento. Nella parte conclusiva le ragioni della tendenza all’accettazione, e dell’assenza di voice che ne deriva, vengono lette alla luce dei processi di individualizzazione in atto.