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Di norma, l’espansione della partecipazione a un determinato livello del sistema educativo è associata a quella che i sociologi chiamano "equalizzazione" della partecipazione stessa, cioè a una diminuzione delle disuguaglianze ascritte (di origini sociali o etniche e genere) nella possibilità di accesso a questo livello scolastico. Questo lavoro si chiede se questo vale anche per il dottorato di ricerca in Italia, che tra la fine degli anni ’90 e la metà del decennio successivo ha conosciuto un’espansione molto forte. L’analisi di due dataset che comprendono questo periodo (AlmaLaurea 1999-2005; Istat laureati 1992-2004) mostra invece che in questo caso né le disuguaglianze di genere né quelle di classe sono significativamente cambiate.
Il presente articolo tratta il tema del rapporto tra sindacalisti e politica. A tal fine è stata condotta un’indagine che ha coinvolto circa 1.500 sindacalisti in Lombardia e Veneto, volta ad investigare in che modo questi ultimi vedono il proprio mestiere, la politica, e il rapporto tra le due sfere. I primi risultati ci mostrano che la maggior parte dei sindacalisti si sente vicino ad un partito politico (ed in particolare al centro-sinistra), anche se non ha molta fiducia nel Parlamento e nel sistema dei partiti. Al contrario, è alta la fiducia nel sindacato e nella magistratura, così come nel Presidente della Repubblica. Per quanto riguarda il ruolo del sindacato, appare prioritaria la funzione di tutela individuale e di contrattazione sul posto di lavoro, mentre passano in secondo piano le attività di analisi e progettazione. Si registra inoltre una marcata differenza di opinione tra i ruoli di natura strettamente sindacale - funzionari e rappresentanti sindacali aziendali - e le dichiarazioni degli operatori dei servizi. Emergono dunque due culture distinte, che contribuiscono a rendere ancora più complessa la comprensione del complicato rapporto tra sindacato e politica.
Negli anni recenti il numero di dottori di ricerca è cresciuto molto. Si mostra che tale processo non ha ridotto le disuguaglianze sociali e di genere nell’accesso al dottorato; le evidenze empiriche portate supportano poi l’ipotesi di un eccesso di offerta di dottori di ricerca nel mercato accademico.
Trasformazioni, conflitti e politiche in tempo di crisi
I contributi presentati al convegno dell’Associazione Italiana di Sociologia, sezione di Economia, Lavoro e Organizzazione, affrontano una pluralità di tematiche attinenti alle trasformazioni del lavoro imputabili all’introduzione di nuovi modelli organizzativi, allo sviluppo di nuovi settori e professioni, ai cambiamenti normativi.
cod. 1529.126
Il contributo descrive e commenta un esercizio di valutazione svolto per conto della Regione Lombardia nel biennio 2009-2011. Oggetto della valutazione era una serie di programmi (le "doti") rivolti all’inserimento occupazionale di categorie di soggetti variamente svantaggiati, che ricevono voucher con cui accedere a servizi per l’impiego forniti da operatori accreditati, sia pubblici che privati. Il fine della valutazione era la produzione di un ranking per la valutazione dell’efficacia del servizio dei vari operatori. L’articolo descrive in primo luogo i dati che sono stati resi disponibili al gruppo dei valutatori e, a partire da questi, una serie di criticità collegate al disegno del programma. Quindi vengono descritti i modelli statistici utilizzati: due versioni di un modello multilivello a effetti casuali e un modello di analisi della frontiera di efficienza (DEA). Infine, si spiega perché il ranking così costruito non è utilizzabile operativamente e cosa si può fare per superare le criticità e ottenere una valutazione completa e soddisfacente di importanti politiche pubbliche analoghe a quella descritta in questo lavoro.
Scenari e strategie nel rapporto tra formazione e occupazione
Questo numero della rivista intende promuovere una riflessione sulle più recenti trasformazioni e criticità nell’articolazione tra processi di produzione e acquisizione di conoscenza in ambito lavorativo, in una prospettiva critica rispetto alle retoriche che rischiano di condurre a una sorta di ‘normalizzazione’ del rapporto tra le due sfere, tanto nel discorso pubblico che nelle scienze sociali.
cod. 1529.120
Il lavoro studia l’andamento della disuguaglianza di opportunità educative (Doe) di genere nell’Italia del secondo dopoguerra, e l’interazione tra questo e quello della Doe dipendente dalle origini sociali, intese sia come classe di origine che come livello d’istruzione dei genitori. Lo studio è condotto sui dati dell’Indagine nazionale sulla mobilità sociale (1985) e dell’Indagine longitudinale sulle famiglie italiane (1997), e comprende 5 coorti di nascita decennali, dal 1920 al 1969. Si utilizza il modello logit cumulativo (logit ordinale) che consente di modellare insieme sia la disuguaglianza scolastica che l’espansione del sistema educativo. I risultati confermano in generale quanto già noto in merito: la Doe di genere è diminuita, così come - in misura inferiore - quella legata all’origine sociale. Inoltre, le analisi mostrano che: a) la diminuzione della Doe di genere ha luogo ai livelli d’istruzione superiori, mentre nella scuola dell’obbligo persiste un vantaggio maschile; b) la diminuzione della Doe di genere è più forte nelle classi agricole, dove le donne erano più svantaggiate; c) a parte questo, la diminuzione è la stessa per tutte le classi di origine e per tutti i livelli d’istruzione delle famiglie di origine.
Esperimenti locali di flexicurity in Europa
Attraverso una ricca analisi comparativa, il libro si interroga sui modi in cui in diversi contesti istituzionali europei si è cercato di regolare, a livello locale, le forme non-standard di occupazione, nell’intento di conciliare esigenze di flessibilità delle imprese e diritti di sicurezza dei lavoratori. Il testo presenta in sei studi regionali, condotti in Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna, un ampio ventaglio di esperimenti locali di regolazione e innovazione sociale.
cod. 1530.81
Il tema della disuguaglianza, delle sue tendenze e delle sue dimensioni è particolarmente rilevante per la sociologia economica, le cui origini storiche e analitiche derivano proprio dalla constatazione delle particolari disuguaglianze prodotte dallo sviluppo dell’economia capitalistica moderna. A questi temi l’Associazione Italiana di Sociologia (sezione Economia, Lavoro e Organizzazioni) ha dedicato il suo convegno annuale 2007, di cui il volume presenta una selezione dei lavori migliori.
cod. 1529.110
New economy and higher education. Changes in the universities of the Milan metropolitan area. The concept of new economy is a new one: it is unclear if it will resist, and become a part of the conceptual toolbox of economic sociology, or disappear as many others fad concepts have done in the recent past. This paper builds on a recent research about the evolution of Milan’s university system, and tries to investigate if the concept can be useful in addressing this object. Its empirical section describes quantitatively, with data purposively collected, the evolution of Milan university system during the Nineties, and finds that it has expanded, mostly in the postgraduate and vocationally oriented area; and become more segmented. Then some causes of this change are investigated: the labour market; the demographic structure; the institutional framework, where there has been a major reform which propelled university participation. The final section speculates about these results, asking if the new economy concept is useful to describe them: the conclusion is that it can be used as a general, sensitizing concept, but one which has to be empirically determined and measured.
New solutions for an old work. Italian Trade Unions and the representation of non-standard workers How does non-standard work represent itself? Can it be represented by existing workers’ organizations, or does it require new forms of representation, or a deep renewal of the existing ones? The paper adresses such timely questions empirically, building on the results for Lombardy of a comparative quantitative and qualitative survey of local-level concertation in five European countries. Thus, the evaluation of various forms and experiments of non-standard workers representation which recently took place in Lombardy concludes that, although frequently succesful and innovating, such experimentations have up to now involved only a small fraction of the potentially interestend workers.
Strategie di mutamento delle università milanesi
cod. 1520.515
cod. 1529.98
cod. 1529.97