L'Asilo Mariuccia, fondato all'inizio di questo secolo da un gruppo di emancipazioniste milanesi, costituì uno dei più rilevanti e significativi esperimenti di attuazione di una politica "al femminile". L'istituto, che accoglieva giovanissime prostitute e discole, bambine vittime di incesto e stupro, piccole vagabondo, non aveva infatti scopi puramente assistenziali: le promotrici dell'iniziativa pensavano all'Asilo come a una sede per l"'addestramento all'emancipazione" di soggetti esclusi - per storia, condizione, cultura - da qualsiasi possibilità di riscatto.

Questa ricerca, che si fonda su una straordinaria quantità di documenti quali lettere, brevi autobiografico, poesie, racconti scritti dalle ricoverate e corrispondenza e diari delle dirigenti, offre per la prima volta un quadro delle complesse dinamiche interne a un'istituzione nella quale si trovano a interagire donne diverse per estrazione sociale e progettualità esistenziali, ma pure miranti al fine comune della solidarietà femminile.

L'Asilo Mariuccia rappresenta un microcosmo nel quale si è riflessa (e che ha riverberato al suo esterno) una molteplicità di esperienze, di idee, di progetti, di problemi di enorme rilevanza sia politica che sociale, sia nazionale che internazionale: dalla questione della definizione dell'infanzia, alle riflessioni sulla sessualità, al problema del rapporto tra socialismo, religione e laicismo, a quello generale di una conflittualità di classe espressa non in forma di scontro politico consapevole, ma nei modi differenti di concepire la vita e nelle diverso strategie di resistenza opposte dalle ricoverate al modello proposto dalle dirigenti.

Unico in Italia per originalità di progetto e di struttura nel campo della beneficenza privata laica, l'Asilo Mariuccia costituì insomma, per molti anni, un crocevia nel quale si incontrarono e si scontrarono le idealità, le istanze politiche, la vite e le esperienze di una Milano che si andava facendo metropoli.

Annarita Buttafuoco lavora presso l'università degli studi di Siena e si occupa da anni di metodologia della ricerca storica e di storia dei movimenti politici. Ha pubblicato numerosi saggi, tra cui "Eleonora Fonseca Pimentel: una donna nella Rivoluzione" (1977), "Condizione delle donne e movimento di emancipazione femminile" (1981), "Politica e cultura nei periodici del movimento di emancipazione in Italia" (1982), "Dalla redazione dell'Unione femminile. 1901-1905" (1982).

Dirige la rivista di studi internazionali "Nuova Dwf". Ha collaborato al volume "The Politics of Eurocommunism" (1980) e alle riviste "Società e storia" e "Movimento operaio e socialista".