L'Europa è giunta ad un bivio nella sua politica spaziale. Essa, soprattutto attraverso l'Agenzia spaziale europea, ha ottenuto finora notevoli successi - i vettori Ariane, lo Spacelab, la missione Giotto ed il lancio di molti satelliti - ma i risultati complessivi restano, purtroppo, lontani dall'impegno profuso dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica, per non parlare della nascente competitività della Cina, dell'India e del Giappone. Dei 2.683 lanci di missili o razzi effettuati nel trentennio 1957-86 solo 24 sono europei contro i 1.890 sovietici e i 769 americani (24 con lo Shuttle). Mediante questi lanci sono stati proiettati nello spazio complessivamente qualcosa come 19.000 «oggetti», di cui nel 1987 circa 6.600 restavano in orbita. Di questi 3.500 sono satelliti ancora in funzione; solo 40 sono europei e 31 sono giapponesi!
La capacità di esplorare ed utilizzare lo spazio determinerà sempre più l'importanza e l'influenza di una nazione o di un gruppo di nazioni nel mondo di domani. Gli istituti per gli affari internazionali di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Olanda, dopo aver esaminato la situazione dell'Europa per quanto concerne l'utilizzazione dello spazio, sono giunti alla conclusione che l'Europa occidentale può vantarsi di un certo numero di importanti realizzazioni, ma non ha ancora utilizzato tutto il suo potenziale. E' necessario un salto quantitativo e qualitativo verso una politica spaziale veramente congiunta, se l'Europa desidera ricoprire un ruolo non secondario nel mondo.