Un'analisi, di particolare interesse, oltre che per gli studiosi degli effetti sociali delle nuove tecnologie, per i quadri, i tecnici e gli operatori sindacali e politici, della crisi del concetto di proletarizzazione dei tecnici provocata dalla generalizzazione dell'uso delle nuove macchine dell'informatica nelle fabbriche. negli uffici pubblici, nelle case. Lelli - uno dei più noti studiosi italiani dell'argomento - tenta una ridefinizione di concetti fino a poco fa indiscutibili e sicuri, come quelli di classe, lavoro, non lavoro, e delinea uno schema teorico che, a partire dall'ambiguità, secondo le tradizionali categorie della analisi sociologica e politica, di queste nuove figure, indica la possibilità e la necessità di una trasformazione radicale dell'approccio con cui si affronta il problema della struttura di classe e dell'organizzazione sociale del lavoro. Per questo si rimettono in discussione confini certissimi come quello tra lavoro e attività scientifica, cultura e tecnologia o equazioni sicure come quella tra alto contenuto tecnologico del lavoro e complessità delle aziende, burocratizzazione dei comportamenti e introduzione delle nuove macchine, e si pone il problema della necessità di nuove categorie d'analisi delle classi, tutte, non solo le nuove. Tante incomprensioni peraltro non derivano solo da limiti della teoria ma dalla paura delle organizzazioni, politiche e non, di mettere in crisi il proprio ordine non solo scientifico ma burocratico. In questo senso studiare i tecnici non è solo questione della teoria sociologica ma un problema di critica della politica e riguarda non solo gli studiosi ma tutti: sindacati, partiti, associazioni...

M. Lelli (Roma, 1944) insegna sociologia e sociologia della politica all'Università di Sassari.