In nome di Ippocrate

Raffaella De Franco

In nome di Ippocrate

Dall'"olocausto medico" nazista all'etica della sperimentazione contemporanea

Edizione a stampa

33,50

Pagine: 240

ISBN: 9788846427984

Edizione: 1a edizione 2001

Codice editore: 230.70

Disponibilità: Esaurito

Dall'ottobre 1946 all'agosto 1947, davanti ad un tribunale militare esclusivamente americano, a Norimberga, si celebrò un processo passato alla storia come il Processo ai medici . Questo volume ne traccia lo scenario professionale e scientifico che non permette di valutare il Medical Case , o, meglio, l'"Olocausto medico", come un episodio occasionale, una sorta di incidente di percorso della medicina da riconsegnare alla storia, o come un evento marginale, per numero e credibilità scientifica di accusati (ventitré) e di casi documentati, rispetto all'enormità dei numeri del genocidio nazista.

Al contrario, il "Caso Karl Brandt e altri" ha una sua originale identità poiché documenta la relazione causale tra sperimentazione e violazione (o assenza) di codici morali e deontologici che, annunciatasi alla fine dell'Ottocento, si è sviluppata nella prima metà del Novecento, ha evidenziato la sua patologia durante il nazismo e si propone oggi come tema-chiave di ogni riflessione sulla ricerca biomedica.

Nell'"Olocausto medico" si processò e condannò, in nome del millenario ethos ippocratico della cura, una serie di eventi che non erano riconducibili a quel nome e a quell' ethos . Un imputato occulto (l' infandum ), per contro, sfuggì al processo: la ricerca scientifica su base sperimentale, che non riconosce diritto morale ai soggetti della ricerca perché non si occupa di uomini ma di astrazioni. È vero che, a conclusione del Processo ai medici, nacque un primo tentativo di regolamentazione bioetica ante-litteram della pratica medica, un muro di contenimento alla 'fame' scientifica, denominato Codice di Norimberga . Tuttavia la pressoché immediata disattenzione della classe medica internazionale al documento è spiegabile poiché il senso e la ragione storica del Codice non sono riconducibili alla medicina ippocratica, che non ne ha bisogno, regolamentata com'è, da sempre, dalla sacralità della relazione terapeutica, del prendersi cura del paziente, bensì, sostiene l'autrice, alla sperimentazione che viveva e vive "un tempo senza pietà" in cui, come afferma Elie Wiesel, "gli uomini non si occupano di uomini" ma di "ridurre la vita ed il mistero della vita ad astrazioni [...] convinti di far bene".

Raffaella De Franco è docente di Filosofia morale e di Bioetica presso il Dipartimento di Scienze Filosofiche della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari. Ha conseguito la specializzazione in Criminologia clinica e Psichiatria forense presso la Facoltà di Medicina dell'Università di Bari ed è membro dell'International Society of Technology Assessment in Health Care (Istahc). Fra i suoi lavori più recenti vi è un'antologia sulla tolleranza della diversità morale in etica medica, dal titolo Bioetica e tolleranza. Questioni di medicina e morale per il terzo millennio (Levante ed., Bari 1998).


In nome della scienza
Per Ippocrate, oltre Ippocrate
Il tempo della cura, il tempo della sperimentazione
Un lungo percorso
Bibliografia
Indice dei nomi.

Contributi:

Collana: Filosofia

Argomenti: Etica - Filosofia della medicina

Livello: Studi, ricerche

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