Il Trattato di Maastricht (1992) e la Carta dei diritti fondamentali dell'unione Europea (2004) hanno sancito l'importanza di favorire e potenziare le dinamiche culturali e lo sviluppo del patrimonio culturale come base per l'identità e l'unione dei popoli europei. In questo scenario la progettazione culturale sta iniziando e delinearsi come una disciplina autonoma (
cultural planning), il cui fondamento è l'agire in una prospettiva di multidisciplinarietà: quadri normativi, saperi e capacità si intrecciano con processi amministrativi, economici, sociali di pianificazione territoriale e di marketing.
Questo testo, considerando il Codice dei beni cultuali e del paesaggio lo sfondo di riferimento giuridico, intende offrire un supporto metodologico alla programmazione culturale introducendo e adattando a questo ambito il
Project Cycle Managament, un metodo diffuso presso le organizzazioni internazionali (Unione Europea, Banca mondiale, agenzie ONU) per realizzare progetti di sviluppo e cooperazione.
Si propone anche di contribuire a delineare una nuova figura professionale: il progettista culturale, che operando nell'ambito strategico della governance del territorio, abbia le competenze di offrire agli attori (pubblici o privati) criteri, metodi, procedure che aprano nuove possibilità di incontro e di interconnessioni costruttive tra i sistemi (culturale, turistico, sociale, economico e della formazione).
Nella prima parte del libro la progettazione culturale viene analizzata e definita come momento operativo della programmazione culturale, inserita a sua volta all'interno del più ampio e generale scenario delle politiche culturali. In relazione alla attività di progettazione culturale vengono descritti l'oggetto (
il patrimonio culturale); lo spazio di azione (il territorio); gli attori (le persone giuridiche pubbliche e private).
Nella seconda vengono considerati i sei tipi di azione (tutela, conservazione, valorizzazione, gestione, promozione, fruizione) all'interno delle quali può essere ideata e realizzata un'attività di progettazione culturale. Quindi, assumendo come riferimento il
Project Cycle Management (PCM), viene proposto come modello guida il ciclo di progetto, mediante cui, la progettazione culturale si fa prassi.
Il libro si chiude con un'ipotesi che vorrebbe diventare una proposta: che in futuro si possa riuscire a valutare l'impatto della progettazione culturale, al fine di quantificare il livello di incremento del benessere sociale generale: obiettivo a cui dovrebbero tendere tutte le scelte politiche, non solo quelle attinenti la politica culturale.
Monica Amari opera nell'ambito della progettazione culturale, alternando attività di ricerca, di formazione e di docenza. Nel 1997 ha pubblicato per FrancoAngeli,
I Musei delle aziende: la cultura della tecnica tra arte e storia, 2a ed. 2001; per Electa nel 1998
Guida del turismo industriale. È presidente dell'Associazione AR.ME.S Arte, Media Scienza; www.ames-mi.it.