La scelta di ottanta poesie che accompagna questo studio è un invito al lettore a gustare la metamorfosi di generi e forme della tradizione implicata dai Momenti di visione hardyani, ma anche appello ad una interrogazione critica che, al di là di schemi ed etichette, riconosca infine l'apporto del "talento individuale" del poeta alle estetiche del modernismo.
Il momento di visione non è in Hardy né intensificazione luminosa dell'essere, come in V.Woolf, né joyciana epifania dell'essenza dell'Altro: è piuttosto celebrazione di una mancanza costitutiva.
Duplice passaggio di un vuoto: perdersi del poeta nel tempo neutro dell'intervallo e della frattura, caduta della visione nell'immanenza e nella relatività.