Il volume nasce dall'esperienza degli autori presso la Comunità "Fermata d'Autobus", dove risiedono tossicodipendenti che presentano anche disturbi di natura psichiatrica: i cosiddetti pazienti con doppia diagnosi.
Nonostante di solito venga sottolineata la necessità di un approccio eclettico ai problemi di questi pazienti, data la loro multicausalità, il più delle volte nella realtà clinica predomina la scelta di trattamenti in funzione di un modello teorico interpretativo unico, che assume per gli operatori significato ideologico.
Gli autori hanno cercato di superare le difficoltà che ne derivano, proponendo come modello operativo "l'integrazione funzionale" di Gian Carlo Zapparoli, secondo cui la scelta degli interventi degli operatori deve nascere dalla comprensione dei bisogni manifestati dai pazienti e condurre a risposte specifiche ed adeguate ad essi.
Il testo vuole proprio sottolineare l'importanza di tradurre nella pratica clinica questa scelta metodologica: viene inoltre tracciato un percorso formativo che porti gli operatori a porsi in un'ottica di comprensione dei bisogni attraverso una partecipazione emotiva all'esperienza della persona che soffre e ad una capacità tecnica di accudimento e di mantenimento dell'oggetto specifico di bisogno.
Alessandro Bonetti , psichiatra e psicoterapeuta, già direttore dell'Ospedale di riabilitazione psico-sociale "S.Giuliana" di Verona e dell'ex Ospedale psichiatrico di Verona e responsabile del Ser.T. dell'Ulss 25 di Verona.
Raffaella Bortino , sociologa, arteterapeuta e psicoterapeuta, si occupa dell'assistenza dei tossicodipendenti. A Torno ha fondato le Comunità "Il Porto" e la "Fermata d'Autobus".