Che cosa fanno gli oggetti?

Camilla Barbanti

Che cosa fanno gli oggetti?

Una ricerca pedagogica sulla materialità in atto in una scuola steineriana

Da sempre visti come elementi inerti, sovente poco considerati dai teorici e dai pratici di formazione, gli oggetti rivelano la propria capacità di produrre differenze, di fare e di “farci fare”, a prescindere dalla consapevolezza di chi li progetta o li utilizza. Il volume intende riflettere su “cosa fanno gli oggetti”, su come partecipano nel quotidiano della scuola, e mostra come questo genere di attenzioni si riveli “utile” in ottica specificamente pedagogica per i teorici e i pratici di educazione in ambito scolastico ed extrascolastico.

Edizione a stampa

18,00

Pagine: 144

ISBN: 9788891782939

Edizione: 1a edizione 2019

Codice editore: 565.2.8

Disponibilità: Buona

Per parlare di scuola in modo non retorico o ideologico è necessario assumere un nuovo sguardo capace di cogliere ciò che concretamente e quotidianamente mette in scena il "fare scuola". Accanto ai soggetti che la abitano - professori, alunni, genitori, educatori ecc. - a co-costruire le pratiche scolastiche sono infatti le miriadi di combinazioni e intrecci tra elementi simbolici, concreti e materiali: la disposizione degli spazi, la suddivisione dei tempi, i rituali, i discorsi e i linguaggi, le coreografie dei corpi, i materiali e gli oggetti.
Una materialità "vibrante", non più scindibile da una lettura pedagogica dell'evento educativo. Gli oggetti infatti, da sempre considerati elementi inerti di cui l'uomo si serve a proprio piacimento e per i propri fini, sovente tralasciati sullo sfondo e poco considerati dai teorici e dai pratici di formazione, rivelano la propria capacità di produrre differenze, di fare e di "farci fare", a prescindere dalla consapevolezza di coloro che li progettano o li utilizzano. Ancorandosi ad essi è possibile ricostruire le reti semiotiche e materiali che creano e di cui sono parte.
In tale direzione si è mossa l'esperienza di ricerca che, rifacendosi ad un approccio sociomateriale, non human-centred, a un insieme di sensibilità teorico-metodologiche sviluppatesi soprattutto internazionalmente negli educational studies e, tra queste, in particolare all'Actor Network-Theory, ha messo in luce come in una scuola steineriana del Nord Italia elementi umani e non-umani si connettano tra loro dando vita quotidianamente a specifiche procedure, prassi e significati, a ciò che chiamiamo "scuola".
Il volume oltre ad essere un'occasione per riflettere su "cosa fanno gli oggetti", come partecipano nel quotidiano della scuola, mostra come questo genere di attenzioni si riveli "utile" in ottica specificamente pedagogica per i teorici e i pratici di educazione in ambito scolastico ed extrascolastico.

Camilla Barbanti
è pedagogista, PhD e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa" dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, dove collabora agli insegnamenti di Pedagogia generale e Pedagogia della devianza e della marginalità. È socia del Centro Studi Riccardo Massa e autrice di saggi e articoli sull'Actor-Network Theory e sulla materialità in educazione.

Introduzione
I parte. Materialità: teorie e pratiche di ricerca educative
Le masse mancanti dell'educazione
Materialità come "sfondo inerte"
La struttura (latente) dell'educazione: il dispositivo di elaborazione
Tradurre è sempre un po' tradire: dal modello teorico alla pratica di ricerca
Gli approcci sociomateriali: dalla struttura in atto alla rete agente
II parte. Ricercare le pratiche: oggetti in azione
Il disegno della ricerca empirica
In campo: la scuola steineriana
L'agency degli oggetti
La materia "parla!"
L'oggetto "trascurato"
Conclusioni
Riferimenti bibliografici

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