Con il processo di secolarizzazione attuato nelle società occidentali, i tabù della procreazione come quelli della morte subita e vissuta nella dignità non valgono più. Un problema è stato sollevato, quello di sapere se il detentore dell'esistenza può rinunciarvi.
L'attore sociale è costituito dalla sua identità; volerne disporre con il suicidio o con l'eutanasia programmata, è in qualche modo distaccarsene. L'atto di colui che mette fine ai suoi giorni con il pretesto che ha vissuto abbastanza conferma il valore assoluto della vita; egli afferma il suo potere di esistere sopprimendosi.
Un problema è stato sollevato, quello di sapere se il detentore dell'esistenza può rinunciarvi. La rimozione culturale della morte, che è tipica del nostro tempo, così come la sua esclusiva medicalizzazione, costituiscono pertanto uno dei problemi più rilevanti per la riflessione sociologica. L'eutanasia, in tal senso, è entrata a pieno titolo all'interno della querelle pubblica negli ultimi anni.
Alessandra Sannella , dottore di ricerca in Teoria e ricerca sociale presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Da anni si occupa di bioetica e di temi connessi all'immigrazione. Si interessa di problemi di marginalità sociale e migrazioni, dei temi di vecchi e nuovi movimenti religiosi. Si è perfezionata in Teoria e analisi qualitativa nella ricerca sociale presso la Facoltà di Sociologia e si è altresì specializzata presso la Facoltà di Medicina in Psicopatologia penitenziaria. Collabora con la rivista trimestrale "La Critica Sociologica". Tra le sue pubblicazioni: A. Sannella, T. Borghi, T. Pispisa, Nuove Ibridazioni. Ricerche sulle realtà interculturali a Roma, Guerini, Milano, 2002.