Il volume ricostruisce, sulla base di documentazione e di materiale d'archivio originale, le vicende legate all'invenzione, alla produzione e all'applicazione del Buxus, un materiale prodotto a partire dagli anni venti del Novecento dall'industria cartaria e utilizzato prevalentemente come materiale di rivestimento e di finitura nei settori dell'architettura d'interni e dell'arredo. Prodotto dalla S.A. Cartiere Giacomo Bosso, un solido gruppo industriale piemontese, il Buxus trova notorietà grazie alle vaste applicazioni negli arredi di palazzo Gualino, opera di Giuseppe Pagano e Gino Levi-Montalcini. Alla fine degli anni trenta, grazie anche al clima economico caratterizzato dal regime di autarchia, il Buxus conosce una nuova stagione di successo che culminerà nelle tarsie policrome proposte da Fortunato Depero, artefice delle più mature applicazioni artistiche del materiale.

La collaborazione tra l'artista trentino e la S.A. Cartiere Giacomo Bosso si protrarrà fino al tentativo, cui prende parte lo stesso Depero nei primi anni del dopoguerra, di trasferire il brevetto di produzione del Buxus in territorio americano. Il fallimento di tale tentativo di internazionalizzazione del prodotto coincide con il progressivo ampliamento del ventaglio dei prodotti dell'industria chimica, in particolare di quelli a carattere polimerico, che sancisce il definitivo abbandono della produzione.

Daniela Bosia , architetto e dottore di ricerca in "Recupero edilizio e ambientale", è ricercatore di Tecnologia dell'Architettura presso la II Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Svolge attività didattica e di ricerca prevalentemente nel campo del recupero del costruito esistente occupandosi, in particolare, dei materiali e dei problemi di recupero dell'architettura moderna e contemporanea.