Il Bilancio di competenze è stato in questi anni oggetto nel nostro Paese di un "benchmarking" diffuso, accompagnato inoltre da una produzione culturale che in alcuni casi si è limitata a riprendere e diffondere le elaborazioni e divulgazioni francesi, mentre in altri casi si è spinta a ricercare piste autonome di approfondimento, che hanno anche dato luogo ad interpretazioni del modello di intervento in qualche modo "originali".
In questo contesto, il ruolo assegnato al bilancio di competenze dai nuovi documenti programmazione UE del Fse (Obiettivo 3) per il periodo 2000-2006 è stato ampio e diffuso: sia trasversalmente alle diverse filiere formative, nell'ambito di una accezione che assegna un po' genericamente al dispositivo la finalità di analisi in ingresso delle caratteristiche degli allievi; sia specificamente, quale servizio "specialistico" rivolto a soggetti in condizione di transizione e/o sviluppo professionale, in particolare nell'ambito dei nuovi servizi per se filiere formative, nell'ambito di una accezione che assegna un po' genericamente al dispositivo la finalità di analisi in ingresso delle caratteristiche degli allievi; sia specificamente, quale servizio "specialistico" rivolto a soggetti in condizione di transizione e/o sviluppo professionale, in particolare nell'ambito dei nuovi servizi per l'impiego.
D'altra parte, ancora, è effettivamente aumentato, in questi anni, il bisogno "oggettivo" (ma anche soggettivamente percepito dalle persone alla ricerca di un lavoro o di un miglioramento professionale, e dalle stesse imprese) di poter contare su modalità strutturate ed articolate di analisi delle competenze possedute dagli individui, e di fare in modo che il contributo che essi stessi sono in grado di dare alla ricostruzione di tali competenze sia pienamente utilizzato e messo in valore, come invece non riuscivano a fare le tradizionali metodologie di etero-valutazione delle risorse umane (l'assessment, tipicamente).
L'attenzione a forme di analisi delle competenze che diano il giusto risalto anche al contributo che il soggetto stesso è in grado di offrire al riguardo è stata inoltre sollecitata, sul piano culturale, dall'affermarsi di teorie delle competenze nelle quali il ruolo della rielaborazione individuale ai fini della implementazione e dello sviluppo (e non solo della descrizione) della competenza stessa è cruciale.
Questo insieme di "condizioni" ha dato quindi luogo nel nostro Paese, in particolare a partire dalla seconda metà degli anni '90, ad uno sviluppo consistente di sperimentazioni ed esperienze in relazione alla realizzazione di percorsi di "bilancio di competenze"
Gabriella Di Francesco è dirigente dell'Area "Metodologie per la Formazione". Coordina progetti nazionali in tema di "Analisi, valutazione, certificazione delle competenze professionali", nell'ambito dei programmi dell'Unione Europea; svolge ricerca in tema di apprendimento formale e non formale. Collabora con riviste specializzate sui temi della Formazione e della Ricerca; è relatrice in numerosi convegni nazionali ed europei. Ha pubblicato diversi volumi sulla materia.