Nelle città storiche dell'altopiano iranico il tessuto urbano si è costruito attorno al vuoto; quello delle moschee, dei caravanserragli, delle madrase, e quello - più minuto - dei patii delle case. Vuoti che danno la misura del pieno. Vuoti densi di significati sia alla scala urbana che a quella della vita domestica.
Oggi, come del resto in molte altre realtà del mondo, nella costruzione delle città il riferimento a elementi della tradizione è stato abbandonato. Alcuni sostengono a causa di una troppo rapida modernizzazione dei luoghi dell'abitare.
Obiettivo del volume è quello di "incrociare gli sguardi" e mettere a confronto le idee, i punti di vista, le soluzioni progettuali di studiosi italiani e iraniani, di differente età e formazione, sulle possibilità di reintegrare nella forma della città contemporanea quei vuoti porosi che da un lato lasciavano respirare il tessuto urbano, dall'altro rappresentavano spazi di aggregazione sociale all'interno sia della casa che del tessuto edilizio. È possibile oggi reinterpretare quegli spazi vuoti, figure fondative dell'abitare, in chiave contemporanea senza sguardi retrò, facendo i conti con la questione della densità edilizia?
È possibile oggi introdurre un certo grado di "porosità" - memore di quei vuoti - all'interno dei nuovi complessi edilizi?
Spazi aperti, spazi aperti-coperti, loggiati, giardini sospesi capaci di rompere la monotonia delle cellule abitative e in grado di favorire la circolazione dell'aria e la ventilazione. Quali possibili figurazioni di spazi vuoti possono ospitare la condizione contemporanea e favorire le interazioni sociali in una città in cui lo spazio pubblico dopo la Rivoluzione è percepito come ostile?
Questo avevo creduto di capire in quel mio lontano viaggio a Ispahan, che la cosa più importante al mondo sono gli spazi vuoti.
Italo Calvino,
Collezione di Sabbia
Alessandra De Cesaris, architetto, PhD in Composizione architettonica e teorie dell'architettura, è docente di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma. Tra il 2012 e il 2019 è stata responsabile scientifico di HousingLab, laboratorio di ricerca del DiAP. È responsabile di accordi culturali con università dell'Iran dove dal 2011 ha tenuto una serie di conferenze e nel 2018 è stata invitata a tenere il Laboratorio di Progettazione - Design Studio 5 - presso l'Università Soore di Tehran. Ha pubblicato scritti e progetti, tra l'altro, su "L'industria delle costruzioni", "Limes", "Italiani Europei"; tra i suoi ultimi volumi si segnalano
Il progetto del suolo sottosuolo (2012),
Rigenerare le aree periferiche (2014) e
Attraverso l'Iran. Città, architetture, paesaggi, con G. Di Giorgio e L. V. Ferretti (2017).