Si può pensare ad un ruolo specifico del corpo nella sociologia moderna? Oppure esso è un oggetto di interesse troppo recente e troppo eccentrico rispetto ai grandi temi delle scienze sociali per potergli attribuire un qualche significato teorico? L'attenzione collettiva che negli ultimi decenni ha investito il corpo, sia nella forma di pratiche sociali di massa, sia come luogo simbolico e politico privilegiato di produzione di saperi da parte di soggetti e movimenti, pone, da tale punto di vista, delle domande fondamentali.

Questo libro ripercorre un cammino complesso e impervio sulle tracce di una evoluzione del pensiero che, dai classici della sociologia, giunge sino alle più recenti concezioni costruttiviste, con l'ambizione di fornire strumenti utili per capire il valore e il significato che il corpo moderno si è conquistato «sul campo», nonostante il sospetto storico che nei suoi confronti hanno manifestato le scienze sociali. Dopo aver comparato le posizioni di Marx, Durkheim e Weber intorno allo statuto teorico della corporeità ed ai meccanismi di disciplinamento collettivo che la governano, il saggio affronta gli sviluppi successivi, vagliando, tra gli altri, gli scritti di Elias, Freud, Marcuse e Foucault.Il punto d'arrivo è costituito dalla definizione del corpo come «testo», vale a dire come luogo di rappresentazione dell'identità e delle pratiche sociali a cui sempre più sovente il soggetto è chiamato a rispondere in prima persona.

Renato Stella, ricercatore presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università di Padova, si occupa di sociologia della cultura e della comunicazione. Ha pubblicato, tra l'altro, l'Ideologia infinita (Angeli 1986), l'Osceno di massa (Angeli 1991), Il corpo occidentale: ascesi e razionalità in Max Weber (1994). Attualmente lavora ad alcuni progetti applicativi di sociologia visuale e intorno all'impatto sociale dei nuovi media.