Le comunicazioni di massa e il loro sviluppo sociale e tecnologico rappresentano il fatto culturale più importante degli ultimi decenni. Esse ci hanno attratti, affascinati, condizionati. Hanno esaltato le possibilità dell'uomo o le hanno degradate? Per un lungo periodo la sociologia ha risposto solo esaminando singoli aspetti delle comunicazioni di massa: quelli che avevano maggior interesse per il mercato. Ma in una fase di decadenza della modernità e di segmentazione delle istituzioni l'intero fenomeno si ripropone come problema. Ed esso non può trovare risposta che nel contesto della cultura moderna, nella quale la comunicazione di massa introduce elementi ideologici e culturali che la modificano profondamente. La produzione di una esperienza collettiva, di una "società rappresentata" che riduce le differenziazioni spazio-temporali e amministra il patrimonio emotivo dell'uomo orientandolo sul presente sono fra le componenti più importanti di una nuova cultura che nasce attraverso la combinazione della comunicazione di massa e della comunicazione interpersonale. A questa nuova cultura gli autori dedicano la loro ricerca.

Carlo Mongardini è professore ordinario di sociologia nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Roma "La Sapienza". Fra i suoi ultimi scritti: Saggio sul gioco (Milano, 1989); Profili storici per la sociologia contemporanea (Roma, 1990); I1 futuro della politica (Milano, 1990); La cultura del presente. Tempo e storia nella tarda modernità (Milano, 1993).

Donatella Pacelli è dottore di ricerca in teoria e ricerca sociale presso l'Università di Roma "La Sapienza". Si è occupata di alcuni aspetti della comunicazione, della problematica del tempo e di storia del pensiero sociologico. Oltre ad alcuni saggi sulla comunicazione di massa ha pubblicato: I bambini e la televisione. Un percorso di socializzazione fra esperienze ed immagini (Roma, 1987); Una critica alla modernità: qualità, limiti e legittimità nell'opera di Guglielmo Ferrero (Roma, 1989).