Lo stato reale del nostro territorio impone un progetto di organizzazione socialmente ed economicamente operabile, espressione di opzioni differenziate e legittime nella verifica della loro positiva compatibilità, garanzia di un ambiente dinamicamente vivibile come condizione dirimente per ogni scelta sul territorio, nel rispetto permanente dei valori e dei segni, delle risorse e degli oggetti, dalla natura alla storia.
Per tutto questo, che è un progetto processuale e permanente, un progetto di "lunga durata" per le nostre città e il loro territorio, per il nostro territorio e le sue città, esiste una diffusa e forte domanda. Magari gli attori, e i cittadini, gli operatori e gli utenti non sanno, ma quando chiedono insieme case e verde, accessibilità al lavoro e ai servizi, rispetto della natura e fruizione delle risorse naturali, costi contenuti e sopportabili per vivere la città e il territorio, domandano un piano.
La collocazione di tale costrutto in un contesto teorico basato sul neocontrattualismo consente di assumere "questioni di giustizia" come base fondativa per costruire un'ipotesi etica e pragmatica per il processo di pianificazione.
Vittorio Borachia è professore di urbanistica nel Dipartimento di Scienze del territorio del Politecnico di Milano e membro del collegio docenti del dottorato di ricerca in pianificazione territoriale dei Politecnici di Torino e Milano e dell'lstituto universitario di architettura di Venezia. Nel 1965 ha redatto, per il Ministero del bilancio, l'ipotesi di assetto territoriale per la Liguria; dal 1966 al 1981 è stato direttore di ricerca dell'llres ligure per l'urbanistica e il territorio occupandosi, fra l'altro, del quadro di riferimento fondativo della pianificazione territoriale nella regione. Da parecchi anni il lavoro di ricerca, come la sperimentazione sul campo, è centrato sul controllo dello spreco del territorio in rapporto alla domanda sociale.