Se si eccettuano i repertori e le ricostruzioni a carattere generale, la storia del giornalismo e dell'attività pubblicistica a Roma in età moderna e contemporanea presenta vuoti e lacune che non possono essere spiegati solo con la chiusura o l'arretratezza dell'ambiente. Certo, le condizioni in cui il giornalismo romano opera prima e dopo la caduta del potere temporale non sono delle più favorevoli ai processi di innovazione e alla circolazione delle idee; e tuttavia ciò non impedisce che nella città, grazie all'apporto di eruditi, di intellettuali e, più tardi, di militanti politici della più varia origine e provenienza, si sviluppi una rigogliosa attività pubblicistica e prenda corpo una tradizione che, con consistenza che muta in relazione alle vicende politiche, attraversa tutte le scansioni e le fasi della vita cittadina nel corso di due secoli giungendo sino alle soglie dei Novecento.

I saggi raccolti in questo volume tentano di definire, cogliendoli nel lungo periodo, i caratteri originari di questa "scuola" giornalistica, facendo costante riferimento ai molti condizionamenti che essa fu costretta a subire e al ruolo che svolse in termini di sprovincializzazione della cultura romana e di formazione di un'opinione pubblica più matura. Obiettivo comune degli studiosi chiamati a collaborare alla ricerca è stato soprattutto quello di definire una metodologia e un impianto analitico per mezzo dei quali la storia delle iniziative prese in esame venisse ricostruita dall'interno, utilizzando i fondi d'archivio e illustrando la lenta evoluzione della figura professionale del giornalista, nel duplice rapporto con l'ambiente di cui faceva parte e con il potere dal quale era controllato. Ovviamente il mondo del giornalismo romano, soprattutto in epoca posteriore al 1870, è molto più ricco, variegato e problematico di quanto sia stato possibile illustrare in questa raccolta di saggi. Ma più che una storia del giornalismo romano, questo volume vuole proporre un possibile percorso per le ricerche future.