Libro di storia e tecnologia - questa la prima novità della pubblicazione - che combina competenze diverse per illustrare la nascita, lo sviluppo e la fine d'una «fabbrica fascista».Si tratta della Mangelli di Forlì, industria per la produzione di seta artificiale, nata negli anni Venti in una città di medie dimensioni, segnata dalla mentalità mezzadrile e artigianale. Promotori dello «svecchiamento»: Mussolini, il conte Mangelli e il Municipio, all'insegna della creazione della «città del duce», moderna, autarchica e senza disoccupazione.

Questa prima industrializzazione «pesante», dal forte impatto ambientale, si esauriva nella crisi dei recenti anni Settanta, cedendo il posto all'industrializzazione «leggera».Un fenomeno europeo, creatore di difficoltà inedite, perché la fabbrica lascia un sito contaminato da ri-naturalizzare.Ecco l'oggetto della seconda parte del volume, che raccoglie i dati d'un'esperienza d'avanguardia, condotta dai pubblici amministratori per mobilitare risorse e superare condizionamenti legislativi.

Scritti di Adriano Albonetti, Azienda municipalizzata igiene urbana, Antonio Corberi, Corte d'appello di Bologna, Aligi Gardini, Istituto superiore della sanità, Silvio Lombardi, Dino Mengozzi, Laura Stradaroli, Lamberto Veneri, Gilberto Zecchi.

Il curatore del volume si è perfezionato alla Sorbona di Parigi e insegna Storia moderna nell'Università di Urbino.È autore di numerosi studi dedicati alla storia sociale e politica fra XVIII e XX sec.Tra i suoi titoli recenti, Politica e religione nel Rubicone giacobino, Bologna, Analisi 1991 e Una società violenta.Morte pubblica e brigantaggio (a cura di), Bari, Lacaita 1996.