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Comunità e crimine organizzato
cod. 1420.1.57
Metodi e pratiche
cod. 1243.42
cod. 1243.39
Divertente excursus delle rappresentazioni cinematografiche degli operatori della salute mentale, che non trascura riflessioni sulla natura del medium cinematografico e sulla sua storia. Gli autori si interrogano, inoltre, sulle ragioni di tali rappresentazioni, proponendo delle ipotesi di lettura del fenomeno radicate nelle teorie delle rappresentazioni sociali e della narrazione cinematografica come sense maker culturale, non tralasciando ulteriori riflessioni di natura autocritica circa le rappresentazioni sociali della psicologia e dei suoi operatori.
Il presente lavoro di ricerca si propone come un’indagine sulle quote di pregiudizio manifesto e latente presenti in soggetti impegnati in differenti contesti professionali (helpers formali, helpers informali, no helpers), prendendo inoltre in considerazione il ruolo che la dimensione del contatto con extracomunitari può avere nel ridurre gli atteggiamenti pregiudiziali (ipotesi del contatto). I risultati mostrano una relazione tra gruppo professionale di appartenenza e pregiudizio solo per i maschi; in particolare, i no helpers, i meno coinvolti sul piano relazionale, presentano minori quote di pregiudizio rispetto a coloro che, nella loro attività professionale, lavorano anche con un’utenza straniera. Per quanto concerne il contatto, la sua presenza in sé non è connessa con l’espressione di differenti quote di pregiudizio; tra chi dichiara di avere avuto un’esperienza di contatto, risulta essere significativa la qualità della stessa, ma non la volontarietà. Sono infine sviluppate alcune considerazioni sull’importanza di specifici interventi formativi per i professionisti più vicini ad un’utenza extracomunitaria.
Condividere nelle società multiculturali
cod. 1240.187
Una lettura psicosociodinamica delle comunità multietniche
cod. 1243.30
Filosofi e psicologi a confronto
cod. 2000.994
La cultura moderna che si fonda sulla disinibizione delle tendenze culturali e sull’ete-rodirezione, da una parte sta promuovendo atteggiamenti di maggiore apertura verso la diversità etcnica, dall’altra favorisce la costruzione di nuove forme e rappresentazioni sociali dello straniero. Sempre di più il senso comune e gli stereotipi vengono strumentalizzati per trovare un’immagine dello straniero più possibilmente condivisa e condivisibile dalle masse. Il presente contributo affronta il problema dell’unità e della diversità umane, collocate spesso su una logica che si divide tra numerose polarità: buono/cattivo, bello/brutto, unità/ solidarietà e quello opposto di eterogeneità/conflitto. Nell’ottica della psicologia dinamica, superare la scelta obbligata fra le suddette opzioni significa smettere di pensare l’omogeneità come implicitamente buona e la diversità come "mostruosità". Volendo coniugare i diversi approcci che hanno affrontato il tema delle rappresentazioni sociali, troviamo almeno un punto di convergenza: la rappresentazione sociale si situa tra lo psichico e il sociale; è rappresentazione di sé e degli altri, ora riferita a categorie sociali ora ad un immaginario collettivo che prescinde da coordinate contestuali e culturali.