A partire dal 1932 si assiste ad una svolta nella ricerca sull’edilizia popolare, con i progetti per Milano di Albini, Camus e Palanti che, tra il 1936 e il 1941, realizzano tre quartieri dai caratteri fortemente unitari, basati sull’accostamento di elementi tipo uguali, secondo un principio economico ed estetico di «massima unificazione». La varietà compositiva è nelle altezze dei fabbricati, in attenzioni anticipatrici di carattere ambientale, nella ricerca di una modernità attraverso la sperimentazione di nuovi materiali e una primitiva prefabbricazione leggera. In questo gruppo di giovani architetti razionalisti Franco Albini è il più vicino per chiarezza di obiettivi a Giuseppe Pagano, direttore di ‘Casabella’, che conduce in questi anni la sua battaglia per la «città di domani» su temi come l’inscindibilità di urbanistica e architettura, la standardizzazione edilizia, il rapporto meccanico e speculativo tra la crescita delle periferie e il ridisegno della città antica