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Atti del III Convegno della Società Italiana Psicoterapia Gestalt
Il volume raccoglie i contributi del III Convegno della Società Italiana Psicoterapia Gestalt sul tema del dolore e della bellezza.
cod. 1252.13
L’autrice passa in rassegna l’opera del grande psicoanalista intersoggettivo distinguendo cinque punti di confronto con la psicoterapia della Gestalt: la teoria evolutiva, la teoria del sé, la comunicazione relazionale implicita, il now-moment, le forme vitali. Evidenzia come, alla fine del suo geniale percorso di ricerca e di sviluppo teorico, Stern sia giunto a vedere in ogni relazione, ed in particolare nella psicoterapia e nelle arti, la stessa bellezza che aveva scoperto nelle intera- zioni fra madre e bambino. È dunque lo sguardo estetico alle relazioni umane ciò che accomuna il metodo gestaltico e il modello di Daniel Stern, anche se questa comunanza è basata su percorsi di ricerca diversi: lo studio delle relazioni primarie per Stern e l’interesse socio-politico per la psicoterapia della Gestalt. Il pensiero di Stern rappresenta per la psicoterapia della Gestalt un’occasione di apprendimento e sviluppo, soprattutto rispetto ad un linguaggio sempre più fenomenologico e legato alla ricerca.
Nel sottolineare l’importanza degli studi e delle ricerche di D.N. Stern, G. Fava Vizziello e M. Spagnuolo Lobb ricordano con gratitudine il dono da parte dello psicoanalista di una teoria evolutiva fondata sul bambino osservato e inserito in una relazione profonda con l’altro. Ne evidenziano il coraggio nel prendere le distanze dalle più tradizionali teorie evolutive centrate sul solipsismo del mondo interiore del bambino "patologico", e ricordano la fiducia che Stern riponeva sulla possibilità di crescita che avviene anche in un "campo difficile". L’essere-con, il valore del dialogo e della relazione permeavano il pensiero scientifico e l’umanità del grande psicoanalista scomparso, una candela accesa nel buio di una società liquida.
In un vivace dinamismo di domande e risposte, i due autori riportano ricordi di esperienze condivise con D. Stern e approfondimenti su tematiche fondanti per la psicoterapia e per la ricerca neuroscientifica: l’intersoggettività co-costruita, la simulazione incarnata, la modalità di funzionamento cervello-corpo, le evidenze del bambino osservato, la conoscenza implicita, il vissuto del e la solidità empirica delle ricerche di D. Stern, le sue riflessioni, in anticipo sui tempi e il suo coraggio di fare dialogare una prospettiva psicodinamica con la dimensione cognitiva, fisiologica e filosofica dell’esperienza.
L’articolo presenta l’esperienza corporea in riferimento all’epistemologia gestaltica: fenomenologico- relazionale ed estetico. Queste "radici" del concetto di esperienza corporea portano lo sguardo terapeutico verso il movimento che paziente e terapeuta co-creano con le loro intenzionalità cliniche complementari. Concetti come integrazione, funzione sé, olismo, aggressività, sostegno al now-for-next sono rivisitati alla luce dell’esperienza corporea, con esempi clinici di forme di sofferenza del corpo-in-relazione, dai disturbi d’ansia alle desensibilizzazioni, ai disturbi psicosomatici. Infine, vengono descritte alcune competenze terapeutiche fondamentali per il lavoro gestaltico sul corpo.
Dall'isomorfismo alla simulazione incarnata
Esiste un qualche nesso fra salute psichica e la capacità di “integrare”, di creare “forme” compiute? In questo volume un interessante quanto inedito confronto fra psicoterapia della Gestalt e neuroscienze.
cod. 1252.11
Rispondendo alla domanda "quale prospettiva sullo sviluppo è coerente con i principi della psicoterapia della Gestalt e dunque utilizzabile a livello clinico dai gestaltisti?", l’autrice afferma che ciò che serve al clinico non è tanto una teoria dello sviluppo in sé, ma una "mente evolutiva", ossia una mappa per comprendere come il passato si rivela nel presente, che possa aiutarlo a intuire sia l’evoluzione delle modalità di contatto del paziente che il suo movimento interrotto, l’intenzionalità di contatto bloccata che chiede di essere liberata nel presente. Presenta dunque un modello per osservare come le risorse del paziente sono ancora disponibili nella relazione o sono dormienti. La chiave concettuale di questo lavoro è lo sviluppo polifonico di domini, che l’autrice propone come una prospettiva epistemologicamente coerente di guardare, nel qui e ora della seduta, allo sviluppo del paziente, come una funzione del campo fenomenologico, allo scopo di sostenere l’eccitazione per il contatto che ha perduto la sua spontaneità, nel quadro di riferimento della domanda di terapia del paziente. Descrive i domini gestaltici, le loro caratteristiche e i rischi che implicano nel caso di un confine di contatto desensibilizzato.
Massimo Ammaniti e Margherita Spagnuolo Lobb dialogano sul tema della prospettiva evolutiva in psicoterapia, su come la storia evolutiva del paziente si declini nel qui ed ora della seduta terapeutica e nell’attualità della vita del paziente. Basandosi sull’evidenza dei risultati di ricerche attuali, gli autori sono concordi nell’affermare che la realtà dello sviluppo possiede una variabilità e una complessità che le tradizionali teorie stadiali non esprimono. Il dialogo assume i toni di un contradditorio appassionato, tra epistemologie, modelli e identità diverse nella riflessione sui domini e sui sistemi motivazionali sovraordinati, sulla strutturazione del senso di Sé, sull’importanza del corpo in psicoterapia e sul confronto tra intersoggettività e contatto.
Viene presentato un modello di consulenza aziendale gestaltica, basato sul modello di gruppo già pubblicato dall’autrice (Spagnuolo Lobb, 2011). Vengono distinti criteri sincronici e diacronici di osservazione del benessere del gruppo aziendale. Viene presentata una griglia di osservazione dei gruppi, utilizzabile dagli esperti in consulenza aziendale gestaltica, e un’intervista attraverso la quale è possibile fare un’analisi qualitativa della cultura del/i manager sul gruppo di lavoro. I risultati dell’intervista vengono integrati con i risultati dell’osservazione del clima del gruppo aziendale da parte dei consulenti, allo scopo di dare una restituzione (consulenza) alla committenza. Questo modello di consulenza aziendale è basato su una prospettiva estetica, fenomenologica e relazionale. Questo lo rende sintonico con le logiche aziendali, centrate sul "next", cioè sulla soluzione dei problemi più che sulla loro comprensione analitica, e incoraggiante perché focalizzato sulla capacità di vedere l’armonia che già esiste (e che in alcuni casi vorrebbe essere sostenuta) nelle relazioni del gruppo.
Partendo dalla definizione gestaltica di gruppo di Kurt Lewin, e dal concetto di leadership fluttuante come funzione naturale del gruppo di Paul Goodman, l’autrice descrive un nuovo modello gestaltico di diagnosi e intervento con i gruppi. I principi alla base di questo modello sono l’estetica del contatto e l’evoluzione delle intenzionalità di contatto dei membri. Vengono distinti i criteri sincronici (l’osservazione estetica del qui e ora) e i criteri diacronici (l’evoluzione delle intenzionalità di contatto dei membri) per il lavoro con i gruppi. I criteri diacronici sono: la vitalità e la presenza dei membri del gruppo; la flessibilità della leadership; la capacità di accettare la novità e la diversità dei membri del gruppo. Nei criteri diacronici vengono distinte 5 fasi che marcano lo sviluppo delle intenzionalità di contatto dei membri del gruppo. Per la sua coerenza con i principi epistemologici della psicoterapia della Gestalt, questo modello si presta bene sia all’utilizzo nei corsi di formazione che ad applicazioni, come quella della consulenza aziendale.
Nonostante il lavoro di Perls con i gruppi abbia rappresentato un cambiamento importante nelle metodiche psicoterapiche di allora, i suoi successori hanno sviluppato un pensiero teorico su questa innovazione solo negli anni ’90, quando il New York Institute for Gestalt Therapy, dopo la morte di Laura Perls e di Isadore From, prese con forza una decisione politica in questo senso. Questo articolo racconta un excursus delle teorie e dei metodi clinici sui gruppi pubblicate nella comunità gestaltica dal Perls californiano fino ad ora,e può rappresentare uno strumento didattico e conoscitivo per quanti si interessano al nostro approccio.
Gli Autori invitano tre capiscuola di modelli psicoterapici diversi - Calogero Lo Piccolo per la gruppoanalisi, Giovanni Lo Castro per lo psicodramma freudiano e Margherita Spagnuolo Lobb, per la psicoterapia della Gestalt - a rispondere ad alcune domande cruciali per la terapia di gruppo nella clinica contemporanea. I temi affrontati trasversalmente dai tre approcci riguardano la definizione del setting gruppale, la dimensione del sentire corporeo, l’estetica dell’essere gruppo, le riflessioni sul concetto di autoregolazione e sull’antropologia sociale che animano l’intervento di gruppo, e infine valutazioni sul futuro della psicoterapia di gruppo in considerazione delle evoluzioni sociali e culturali degli ultimi anni. Un confronto tra epistemologie e prospettive di pensiero che forniscono un’opportunità di riflessione e un’occasione per ampliare gli orizzonti di conoscenza sulla clinica dei gruppi.
L’articolo consiste nella trascrizione di una seduta dal vivo condotta, durante un convegno, da Margherita Spagnuolo Lobb, e nel commento da parte del neuroscienziato Vittorio Gallese, che ha assistito alla seduta. Il risultato è un originalissimo confronto su temi che riguardano l’interfaccia tra psicoterapia e neuroscienze. La partecipazione del terapeuta, il suo sentire in maniera "incarnata", diventa possibilità per il paziente di consapevolezza di sé e strumento terapeutico per coglierne e sostenerne l’intenzionalità di contatto. In una prospettiva estetica e processuale, la seduta è stata incentrata sull’esperienza percettiva e propriocettiva in cui la dimensione corporea e le risonanze sensori-motorie e affettive del quied- ora hanno giocato un ruolo fondamentale. Il neuroscienziato ha inoltre collegato l’enterocezione usata dalla terapeuta (la consapevolezza del battito cardiaco) ai recenti studi sul sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale, e ha ricordato gli studi sul fenomeno della "mano di gomma", che rilevano come una maggiore capacità di sentirsi dentro correli con un confine del sé corporeo più stabile, meno facilmente violabile da illusioni.