LIBRI DI ALESSANDRA FURIN

Robi Friedman, Alessandra Furin

Gestire i conflitti

Dreamtelling, disturbi della relazione e matrice del soldato

Cosa sono i conflitti e come possono essere gestiti? In questo importante lavoro, Robi Friedman, gruppoanalista esperto e clinico specializzato nella risoluzione dei conflitti, presenta i concetti più innovativi e le tecniche più efficaci da lui elaborate. Un testo fondamentale per i gruppoanalisti, ma anche per psicoanalisti, psicoterapeuti e psicologi clinici interessati alla risoluzione dei conflitti.

cod. 1250.319

Fiorenza Milano, Laura Patti, Angelo Silvestri, Alessandra Furin

Il lasciarsi sorprendere dall’incontro con l’altro: in dialogo con Janine Puget

GRUPPI

Fascicolo: 2 / 2020

Janine Puget apre l’intervista ricordando uno dei suoi maestri, Enrique Pichon-Rivière, e i suoi primi approcci al gruppo, esperienze che poi l’hanno portata a definire i concetti di "configurazione" e "situazione" e a ripensare il transfert e il controtransfert. Per la Puget è fondamentale riconoscere la realtà dell’analista come soggetto nella relazione e non ridurlo a solo quello che il paziente pensa di lui. Fondamentale nell’incontro è la capacità di sorprendersi, accettare che il confronto con l’altro porta sempre a qualcosa di nuovo, che obbliga al contempo a fare i conti con le differenze e le mancanze. Si parla delle nuove modalità di comunicazione dettate dalla tecnologia e dal linguaggio usato dai giovani, che ci obbligano a lasciare le nostre convinzioni tradizionali e utilizzare un idioma originale per incontrare l’altro. La Puget enfatizza molto l’importanza del conflitto non come soluzione, ma come energia che ci mantiene vivi e dinamici, perché la vita è conflitto.

Luciana Bianchera, Salvatore Inglese, Alberto Eiguer, Angelo Silvestri, Alessandra Furin

Divagazioni etnopsichiatriche e psicoanalitiche sulla clinica

GRUPPI

Fascicolo: 2 / 2020

Proponiamo un secondo confronto con i partecipanti alla Ricerca che vuole indagare possibili integrazioni e contaminazioni epistemologiche sulla comprensione dei fenomeni migratori e sulla presa in carico dei migranti. In particolare, in questa sezione vogliamo indagare il concetto di “clinica” secondo un’ottica psicoanalitica, etnopsichiatrica e della psicoanalisi operativa. La clinica fa incontrare persone, costringendoci a fare i conti con i nostri pregiudizi culturali di appartenenza. Ci fa entrare in relazione con l’altro, un altro da sé che rimanda inevitabilmente a degli aspetti estranei, perturbanti, nell’altro e in noi stessi. Permette però anche di osservare le situazioni, ad esempio di enucleare le differenze di genere, cioè di come maschi e femmine vivono in modo diverso l’esperienza migratoria. Guardando alla clinica possiamo cogliere come la migrazione ha a che fare con la storia familiare, col transgenerazionale, con le aspettative e a volte con gli aspetti traumatici depositati nelle generazioni dagli antenati.

Fiorenza Milano, Carlotta Zoncu, Angelo Silvestri, Alessandra Furin

La trasmissione transgenerazionale dei segreti familiari. Il pensiero di Irma Morosini

GRUPPI

Fascicolo: 2 / 2020

In questa intervista Irma Morosini racconta il suo percorso di formazione, iniziato con lo studio della psicoanalisi classica e delle teorie gruppali, in seguito utilizzate congiuntamente per analizzare le coppie e le famiglie. Il lavoro con i bambini l’ha inoltre portata a sviluppare il pensiero psicodrammatico, ed è proprio con questa tecnica che favorisce l’emersione e l’espressione dei segreti familiari, depositi transgenerazionali insiti nell’inconscio individuale e trasmessi per mezzo dell’apparato psichico vincolare.

Luciana Bianchera, Alessandra Furin, Angelo Silvestri, Salvatore Inglese

Prolegomeni sulle basi fondative di una ricerca inerente l’integrazione tra diverse epistemologie culturali e di pensiero

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2020

In questo dialogo, promosso dalla rivista Gruppi, Luciana Bianchera e Salvatore Inglese ci raccontano la ricerca, che svolgono in collaborazione con Alberto Eiguer, in merito all’integrazione di diverse epistemologie culturali e di pensiero. Tutto è partito dalla necessità di Luciana di confrontarsi con degli esperti in merito a quanto emerge nei gruppi di parola con i migranti ospiti dei CAS che coordina. I contenuti che emergono in questi gruppi vengono letti attraverso diverse prospettive: la psicoanalisi, la psicoanalisi operativa e l’etnopsichiatria. La loro esperienza è un esempio di come si possa confrontare, far dialogare e integrare matrici molto diverse tra loro. Lo scritto parte dall’interrogarsi su cosa è un enigma, costrutto che sarà il punto focale di tutto il lavoro e che verrà declinato nelle sue varie prospettive. Lucianaspiega la storia di questa ricerca, nata per rispondere a molti enigmi, e Salvatore parla della propria formazione personale per spiegare in cosa consiste l’etnopsichiatria, per molti di noi disciplina enigmatica. Parte importante della ricerca è stato lo studio della mitologia e del magico, aspetti imprendibili e impensabili che hanno a che fare con la presenza dell’invisibile che emerge nei gruppi di parola, e della gestione della lingua: le varie traduzioni possono diventare un ponte che crea uno spazio di pensabilità altro, nuovo, che “tradisce” piuttosto che tradurre e permette nuovi orizzonti di senso.

Alessandra Furin, Silvia Formentin, Chiara Cucchiara, Samir Koshakji, Matteo Albertinelli, Alessandra Malmesi, Paola Merlin Baretter, Simone Schirinzi, Francesco Rizzo, Vincenza Avallone

Interviste agli allievi e ai diplomati della Scuola COIRAG

GRUPPI

Fascicolo: 2 / 2019

Questo scritto è stato composto a più mani da allievi e diplomati della Scuola COIRAG. È composto dalle risposte date a un’intervista volta a raccogliere le im-pressioni e i vissuti rispetto al Workshop, uno degli aspetti più stimolanti e affa-scinanti del training. Tutti gli interessati hanno dato risposte molto personali e di-versificate, ma in qualche modo molto simili tra loro. Sembra proprio che questa esperienza residenziale tocchi aspetti profondi dell’allievo che ne è coinvolto, come lo spaesamento, la frammentazione, la rabbia, ma che alla fine ne esca con un sentimento di arricchimento e gratitudine che lo porta a sognare, risignificare, rinarrare aspetti di sé e dei gruppi che vi attraversa.

Luciana Bianchera, Giorgio Cavicchioli, Stefano Mennella, Angelo Silvestri, Alessandra Furin, Cristiano Di Salvo

Intervista a Salvatore Inglese

GRUPPI

Fascicolo: 2 / 2019

In questa intervista lo psichiatra Salvatore Inglese, pioniere italiano dell’etnopsichiatria, dialoga con alcuni membri della redazione di Gruppi, sui grandi fenomeni migratori. Viene discusso il rapporto conflittuale fra il desiderio di incontrare e mescolarsi con gli estranei, e il bisogno di sperimentare un forte senso di appartenenza attraverso confini e tradizioni ben definiti. Riflettendo sull’inevitabilità del conflitto insito nell’incontro con lo straniero e sulla necessità di farsene carico, l’intervistato sottolinea la specifica necessità dell’etnopsichiatria di affrontare l’incolmabile differenza esistente fra gli interlocutori. Ciò sollecita un interrogativo sugli stessi presupposti teorici della psicopatologia e della clinica oc-cidentali e sulla necessità di porre una grande attenzione alla cura di chi vive in prima linea l’accoglienza e la cura degli immigrati e delle comunità accoglienti. Ri-guardo ai presupposti teorici, Salvatore Inglese affronta il tema dell’inconscio e del gruppo, intesi come elementi naturali, e del setting, inteso come elemento istituito in grado di evidenziare e dinamizzare il rapporto fra questi. Richiamando il pensiero di Georges Devereux e di Tobie Nathan, viene discusso come il problema lingui-stico entri nell’organizzazione del setting. A proposito della cura di chi cura, infine, viene valorizzato lo sforzo compiuto per sopportare lo "spaesamento" sperimenta-to nel tentativo di gettare un ponte fra diversità difficilmente conciliabili.

Cristina Marogna, Florencia Pavan, Alessandra Furin, Angelo Silvestri

I soci COIRAG e le nuove tecnologie: un’inchiesta della Rivista Gruppi

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2019

Il virtuale è sempre più presente nel nostro quotidiano e per questo ci siamo chiesti quanta parte del lavoro nello studio e nella mente dello psicoterapeuta viene modificato dalla presenza di comunicazioni tramite "internet". In questo lavoro riportiamo una breve inchiesta, condotta dalla Rivista Gruppi, per indagare il rapporto professionale degli psicoterapeuti con le nuove tecnologie, sia nella pratica individuale che di gruppo, e così avere una prima mappatura dell’ampiezza del fenomeno. Dal punto di vista della tecnica una prima domanda che ci siamo posti è se regola fondamentale, il transfert, il controtransfert, i meccanismi di difesa e l’alleanza terapeutica siano possibili in una situazione in cui la partecipazione di ciascun soggetto è presente in un setting telematico. Cosa accade se la stanza dello psicoterapeuta prende forma nel mondo della tecnologia? Si può ancora parlare di setting e di metodo psicoanalitico e/o gruppoanalitico, o questo sarebbe inappropriato? Il dibattito è aperto.

Alessandra Furin, Lorenita Colombani, Ivan Ambrosiano, Silvia Formentin, Maurizio Frassin, Angelo Silvestri, Alessandra Silvestro, Enrico Stenico, Robi Friedman

Il nostro dream-group online

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2019

Questo scritto riguarda un gruppo di supervisione on line, reso possibile grazie al collegamento col conduttore, Robi Friedman, via internet. Le catene associative derivanti dal racconto di un sogno, proposto a turno da uno dei membri (dreamtel-ling), sono alla base del lavoro nel gruppo. I sogni utilizzati sono per lo più di pazienti, ma spesso anche degli stessi partecipanti. Analogamente le associazioni attingono sia dalla sfera personale che professionale di questi. Dopo una introdu-zione teorica sul dreamtelling, vengono raccontate le origini del progetto e detta-gliatamente descritto e discusso lo sviluppo del dispositivo utilizzato. In conside-razione del particolare setting così realizzato, è stato necessario rileggere in modo nuovo le funzioni dell’osservazione partecipante, del rispecchiamento, della comunicazione verbale e non verbale. Nel tempo anche il funzionamento del gruppo si è trasformato in conseguenza del nuovo dispositivo adottato ed è divenuto sempre più intimo e intenso sviluppando un rapporto insolito, ma positivo con il conduttore situato così lontano. Gli autori suggeriscono la possibilità che vi sia una profonda somiglianza fra il processo osservato nel gruppo e le modalità con cui riteniamo si sviluppi il lavoro del sogno, sia nel contenuto manifesto che in quello latente. Inoltre, quest’esperienza ha offerto numerosi spunti di riflessione sulla specificità della matrice "padovana", sui concetti di matrice sociale e di grande gruppo che risuonano con grande forza in questo piccolo gruppo dai con-fini così ampi e per certi versi poco definiti.

Marco Longo, Alessandra Furin

Esplorando il sottile confine tra reale e virtuale

GRUPPI

Fascicolo: 1 / 2019

In questo saggio l’autore descrive il funzionamento di internet, soffermandosi in particolare sulle connessioni e le sovrapposizioni tra mondo reale e mondo virtuale, ossia un mondo invisibile che attiva fantasie e rappresentazioni personali. La vera virtualità si troverebbe allora nella nostra mente, nella rappresentazione virtuale della realtà che si sviluppa nella nostra psiche, come incontro/scontro tra mondo interno e mondo esterno. Il computer e internet vengono utilizzati in modo molto ambivalente: se da un lato promuovono una maggiore conoscenza e cultura a livello globale, dall’altro determinano abuso e dipendenza, poiché sono stru-menti che favoriscono un uso solitario e narcisistico. L’autore spiega quindi come il mondo virtuale si riverbera e si connette col nostro mondo interno, sia in modo creativo e innovativo, sia regressivo e patologico. Nel cyberspazio ogni utente è virtualmente in contatto sincronico e biunivoco con tutti gli altri "punti nodali della rete", all’interno di uno "spazio invisibile condiviso", uno "spazio topologico" multiforme e multidimensionale, in cui si percepiscono insieme la lontananza e la vicinanza, la rarefazione del vuoto e la pienezza totale, l’impotenza e l’onnipotenza, la realtà e la fantasia. Lo scritto continua con la descrizione dei social network e dei mondi virtuali: il loro successo, così come anche i loro grandi limiti e in particolare l’abuso che molti ne fanno, sono analizzabili, da un punto di vista psicologico e psicoanalitico, solo grazie a modelli di tipo gruppale e psicosociale. Si prendono poi in esame il cyberbullismo, patologia molto attuale tra gli adolescenti, e il peri-colo sempre più crescente della pedopornografia.

Angelo Silvestri, Lorenita Colombani, Maurizio Frassin, Alessandra Furin

Psicoterapia congiunta e combinata nel trattamento dei disturbi di personalità gravi

GRUPPI

Fascicolo: 2 / 2017

I soggetti affetti da gravi disturbi di personalità soffrono per la fragilità del Sé, l’umore instabile, la profonda angoscia di abbandono e i complessi bisogni di dipendenza che rendono loro difficile seguire con regolarità una psicoterapia per il tempo necessario per un cambiamento profondo. La frequenza dei drop-out è normalmente molto alta. Viene descritta l’esperienza decennale di integrazione fra la psicoterapia psicoanalitica gruppale con quella individuale condotta dallo stesso o da un diverso terapeuta, il supporto farmacologico gestito da uno psichiatra e il trattamento dei familiari di pazienti con gravi disturbi della personalità. Vengono considerate quattro situazioni diverse: trattamento gruppale per soggetti ricoverati integrato con un trattamento individuale; due sessioni settimanali di gruppo combinate con una o due sedute individuali gestite dallo stesso terapeuta; una sessione di gruppo combinata con una seduta individuale; due sessioni settimanali di gruppo congiunte con una psicoterapia individuale condotta da un diverso terapeuta. Il principale obiettivo del lavoro è di discutere le diverse caratteristiche di questo setting integrato con le sue criticità, il vantaggio rappresentato della possibilità di molteplici modalità relazionali che esso offre; lo specifico significato e valore per questi pazienti di sperimentare una situazione molto contenitiva entro cui esplorare reciprocamente il proprio mondo interno e le proprie modalità relazionali.

Ivan Ambrosiano, Alessandra Furin

Intervista al prof. Bruno Vezzani

GRUPPI

Fascicolo: 2 / 2017

In questo scritto abbiamo raccolto un’intervista fatta in due tempi al prof. Bruno Vezzani dove ci ha parlato della storia della psicoterapia di gruppo in Italia e dell’approccio ermeneutico e quindi ha parlato del T-Group, un particolare modo di fare gruppo e sperimentare lo spaesamento, e dell’intersoggettività

In questo lavoro abbiamo utilizzato un caso clinico per esporre la nostra modalità di doppia presa in carico e spiegare come integriamo il lavoro tra curanti appartenenti all’istituzione pubblica e al lavoro privato. Questa collaborazione spesso è difficile e ostacolata, ma potrebbe fornire utili vantaggi e una risposta alla carenza di risorse che affligge l’istituzione. L’appartenenza alla medesima associazione e la condivisione di un modello di pensiero e di lavoro dei curanti ha permesso e facilitato l’integrazione dei diversi interventi. Viene descritto il caso di una giovane paziente borderline multi-problematica per la quale il solo trattamento farmacologico associato a un inserimento in Day Hospital, e successivamente in comunità, si era dimostrato insufficiente. In particolare abbiamo esposto un incontro fatto con il metodo del "dialogo aperto" di Jaakko Seikkula che ha rappresentato un momento fondamentale di integrazione tra curanti e familiari e ha aperto la strada alla possibilità di associare un trattamento individuale in ambito privato con i trattamenti istituzionali già attivi. Tale modalità si è dimostrata efficace per ridurre le manifestazioni psicopatologiche della paziente.