Questo saggio si configura come una biografia territoriale di Civita di Bagnoregio. Si tratta del racconto complesso di un duello con la morte che affonda le proprie radici nella fragilità geomorfologica del borgo. È anche il racconto di una comunità che per secoli ha saputo opporsi tenacemente a questo tragico destino, intessendo un rapporto di cura, vitale e operoso, con il territorio. Almeno fino al momento in cui le spinte all’industrializzazione e il conseguente abbandono dei campi obbligano i civitonici a lasciare dolorosamente quel loro scoglio martoriato. Civita a partire dagli anni ’60 viene progressivamente riscoperta dall’esterno. Quello che s’inaugura è un nuovo ciclo vitale, con nuovi abitanti e nuovi usi urbani, che fanno leva su processi di estetizzazione diffusa. È l’amplificazione di questi stessi processi, tuttavia, che finirà con il produrre pericolosi processi di mercificazione e museificazione territoriale.