Il lavoro sottolinea il rischio di letture preconcette che potrebbero far pensare all’emigrante come a un prodotto "puro" della cultura di origine. Si prende in considerazione, invece, un’ipotesi imprevista: che chi abbandona la propria terra d’origine forzi in qualche modo se stesso a essere quello che un "vero" marocchino o indiano o senegalese o altro "dovrebbe es-sere". Il lavoro utilizza i risultati di una ricerca effettuata per una tesi di laurea in Psicologia a Pavia, avente come oggetto l’identità dei figli di immigrati, nati in Italia, condotta mediante in-terviste a sei adolescenti (tre maschi e tre femmine) e alle loro madri. Le conclusioni parrebbe-ro evidenziare un’integrazione interpretata in modo tendente a sottolineare la propria specificità da parte delle ragazze, a differenza da quella degli adolescenti maschi, per certi versi aspecifica, come per annullare le differenze.