
Nel fuoco della controversia sulla liberazione dei contadini servi in Russia, Nikolaj Gavrilovic Cernysevskij alla metà del 1861 riaprì, dalle pagine della sua rivista, il «Sovremennik» (Il contemporaneo), la polemica con Aleksandr Ivanovic Herzen. Ne condannava la sfiducia nei confronti dell’Occidente e la speranza da lui riposta nella mis- sione salvifica della Russia. Gli storici collocano questa disputa nell’ambito della di- scussione sulla realizzazione del socialismo e sulla possibilità che fossero proprio i Russi a imporlo in Europa. Ma se, in questa discussione, si rivolge l’attenzione alla critica di Cernysevskij dell’idea, sostenuta da Herzen, che i popoli occidentali, di ceppo latino e germanico, avessero esaurito la loro forza e che il compito di adempiere a quella che prima era stata la loro funzione civilizzatrice spettasse al popolo russo in virtù della freschezza e dell’energia che scaturivano dalla sua matrice barbara e asiatica, il quadro che ne emerge si arricchisce e si complica. Nel saggio l’autore propone di guardare a questa disputa non tanto come a una semplice denuncia dell’influenza dell’ideologia slavofila, quanto come a un drammatico conflitto tra modelli di sviluppo e stili di vita che investì implicitamente la totalità degli assetti sociali dell’impero, nel tentativo di neutralizzare la carica messianica insita nell’idea di una proiezione universale della Russia.