La sez. III del DSM-5 presenta un nuovo modello di valutazione diagnostica dei disturbi di personalità, che segna il passaggio da una classificazione categoriale ad una classificazione dimensionale dei disturbi. Collegato a questo modello, l’APA ha pubblicato uno strumento per la rilevazione dei tratti disfunzionali di personalità, il Personality Inventory for DSM-5 (PID-5), che misura 25 tratti di personalità suddivisi in cinque domini di tratto (Krueger et al., 2012). La presente ricerca espone i risultati derivanti dalla somministrazione del PID-5 ad un campione costituito da 101 pazienti in carico ad un servizio per le dipendenze all’interno di una casa di reclusione lombarda. Tali risultati vengono presentati dapprima in forma di punteggi medi per ogni singolo tratto, in comparazione con i dati normativi previsti dall’adattamento italiano dello strumento, al fine di fornire degli elementi di immediato interesse clinico per gli operatori del settore. Sono, quindi, presentati i risultati di un’analisi fattoriale confermativa (CFA), volta a testare sul campione clinico la struttura proposta da Krueger e coll. (2011). I risul tati confermano la tenuta dei 5 domini di tratto sul campione clinico in oggetto, seppur con alcune differenze rispetto al numero complessivo di tratti (15 anziché 25) che compongono ciascun dominio. Nello specifico, alcune sotto-dimensioni maladattive (ad es. manipolatorietà, angoscia di separazione, ostilità, sospettosità, insensibilità, ecc.) non convergono in modo univoco su un dominio di tratto e sono state per questo eliminate dal modello. Lo studio, per quanto preliminare, offre alcuni primi spunti di riflessione sul legame tra disturbi di personalità, utilizzo di sostanze stupefacenti e condotte devianti, mostrando come l’adozione di una prospettiva complessa possa contribuire a mettere a fuoco interventi più mirati, quindi più efficaci, nei contesti clinici.