LIBRI DI RENATA LIVRAGHI

La ricerca ha estratto dal catalogo 49 titoli

Renata Livraghi, Azio Barani

Premessa

QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO

Fascicolo: 111 / 2020

Renata Livraghi

Etica ed economia: i fondamenti della teoria economica islamica

QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO

Fascicolo: 110 / 2019

Lo scopo di questo saggio è quello di evidenziare i principi economici dell’economia islamica che è fondata su principi religiosi fondamentali e immutabili, imposti da Dio (Allah), contenuti nel Corano e realizzati dagli uomini credenti, con modalità diverse di interpretazioni, dalla legge Shariah, intesa come "la via maestra per giungere alla salvezza". La ummah (comunità) è il fondamento della fede islamica. Allah ha progettato una comunità e sostiene che la realizzazione di ciascuna persona avviene nella dinamica della comunità. Nella teoria economica dell’Islam non vi è quindi un problema di scelta; vi è solo un problema di volontà, intesa come capacità di adeguamento della persona agli insegnamenti di Allah e di appartenenza all’ummah. Nel Corano, si legge che sia gli uomini, sia le donne pos-sono detenere proprietà e vanno concesse pari condizioni di accesso all’istruzione e ai benefici sociali. Ambedue i sessi devono però impegnarsi, per ampliare la pro-pria capacità intellettuale, preservare la propria salute e contribuire allo sviluppo economico e sociale dello stato. Il Profeta Muhammad considerava «l’impegno dopo la conoscenza» come «un precetto religioso per tutti i musulmani». Nel Co-rano si prevede che le persone diano la Zakat alla comunità, sotto forma di "decima", per eliminare la povertà e per disincentivare l’accumulazione della ricchezza, non destinata alla produzione. La legge della Shariah prevede poi interventi di po-litica economica che servono a correggere gli squilibri determinati dai mercati con-correnziali. Essi sono la Waqf che è la destinazione di una parte della ricchezza in-dividuale, per la creazione di sistemi particolari di welfare state e la Riba che vieta l’usura e cerca di disincentivare i redditi da interesse. Vi sono altre due pratiche che sono vietate: il divieto dell’incertezza o rischio eccessivo (gharar) e divieto della speculazione (maysir, letteralmente significa gioco d’azzardo). Il modello teorico, dell’economia islamica, è di natura normativa, pur privilegiando l’azione dei mer-cati concorrenziali. Gli individui appartengono a una comunità il cui compito è quello di contenere le diseguaglianze del reddito e di operare per la crescita dello sviluppo umano.

Renata Livraghi, Azio Barani

Premessa

QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO

Fascicolo: 110 / 2019

Renata Livraghi

Premessa

QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO

Fascicolo: 106 / 2016

Renata Livraghi, Irene Pisani

Capabilities e business: sulla possibilità dell’impresa come comunità di persone

QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO

Fascicolo: 105 / 2016

Economia e benessere. Felicità e sviluppo. Da quando il Capability Approach ha travolto lo scenario delle politiche macro-economica, questi due binomi si sono imposti come elementi cardine di una riflessione che sempre più ha cercato di ricomprendere le sue fondamenta etiche. La centralità del concetto di "persona" e - soprattutto - la necessità di riscoprirne gli elementi costitutivi, ha garantito al Cability Approach un successo applicativo che si è esteso ben oltre l’ambito delle politiche economiche. D’altro canto, e paradossalmente, l’etica delle capacità non ha ancora trovato applicazione in quel sistema micro-economico con cui ci troviamo a più stretto contatto: l’attività d’impresa. Ad eccezione delle organizzazioni no-profit, non si è ancora riconosciuta al Capability Approach la possibilità di contribuire in modo decisivo sia allo sviluppo organizzativo che alla felicità delle persone che "vivono" nell’organizzazione. Nonostante i frequenti proclami di management umanistico e l’apertura verso le strategie di empowerment organizzativo, le imprese non sembrano ancora avere colto realmente quanto il "fattore persona" stia a fondamento del loro stesso essere. Riconoscere il valore di questo fondamento, allora, significa innanzi tutto riscoprire e ricollocare adeguatamente il concetto di "persona" entro le pratiche di business; significa, poi, ripercorrere i tentativi che, come l’empowerment, hanno già tracciato una via in questa direzione. In ultimo, significa rileggere questi tentativi alla luce dell’etica delle capacità, per riscoprirne un senso più profondo, che, oltre a potenziarli, permetta di "illuminare" il "volto nascosto" - originariamente umano - delle relazioni che strutturano non solo le strategie organizzative, ma l’organizzazione stessa. Questo percorso non può che essere condotto adottando la "lente fenomenologica", l’unica che ci assicura di risalire a un momento originario in cui il punto di vista economico e quello etico convergeranno nel riconoscimento dell’impresa come comunità di persone.

Originariamente, welfare significa "ben andare" ovvero essere in grado di agire bene e ciò richiede l’uso di razionalità, etica e giustizia. La costruzione di un nuovo sistema di welfare, dopo un periodo di crisi, richiede un’analisi attenta della qualità della vita, in maniera multidimensionale. Ora, si hanno le informazioni quantitative e qualitative, per analizzarla, nei diversi paesi europei. La prima rilevazione statistica è stata resa pubblica dall’EUROSTAT, nel luglio 2015. In Italia, la qualità della vita non può essere considerata "buona" e ciò influenzerà sull’occupazione e, sullo sviluppo economico e sociale. La dimensione oggettiva più grave è data dai bassi livelli d’istruzione e formazione che influisce sul funzionamento dei mercati del lavoro, seguita dagli indicatori di sicurezza e da quelli sull’ambiente. La mancanza di fiducia per i politici e per le istituzioni pubbliche rende poi difficile la progettazione sociale e la realizzazione delle azioni integrate nei diversi territori.

L’apprendistato è una politica attiva del mercato del lavoro che favorisce la transizione dalla scuola al lavoro e, può creare le condizioni, per valorizzare le persone, nei diversi contesti organizzativi delle imprese. L’efficacia dell’apprendistato non è riscontrabile, in misura uguale, nei diversi contesti organizzativi e nei vari sistemi economici e sociali. È una politica del lavoro che richiede "attivazione", ovvero, come coniugare la motivazione e la capacità di agire delle diverse parti interessate. La logica esistenziale di D. Hume e l’etica delle capacità ci permettono di comprendere come sia possibile "attivare" tale politica per renderla efficace

Rocco Lancellotti, Gabriella Pappadà

Promoting youth employment in Europe

Ostacoli sistemici, punti deboli, ma soprattutto buone pratiche adottabili per affrontare e superare la problematica occupazionale giovanile in Europa. Uno strumento utile agli stakeholders e agli esperti nel campo delle politiche del lavoro miranti a espandere le opportunità occupazionali dei giovani.

cod. 1280.97

Il Progetto Europlacement ha analizzato la transizione dall’università al lavoro e studiato la creazione di una piattaforma e-learning contenente strumenti utili per facilitare tale transizione. Il volume offre informazioni sui mercati europei del lavoro, sulle strategie di lifelong guidance e di career service, e presenta dati sui laureati italiani e riflessioni metodologiche e operative sui contratti di somministrazione e sui tirocini formativi.

cod. 1280.92

Il volume, che raccoglie i contributi inclusi nei Rapporti intermedio e finale del progetto di ricerca comparativo YOUTH (Young in Occupation and Unemployment: Thinking on their better integration into the Labour Market), analizza la problematica del lavoro giovanile e la possibilità di affrontarla mediante strategie di “flexicurity” nei diversi Paesi membri dell’Unione Europea.

cod. 1280.90

Augusta Badriotti, Paolo Federighi, Luigi Frey, Alexandra Janovkaja, Renata Livraghi, Gabriella Pappadà, Francesca Torlone

Youth project: the theoretical approach

QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO

Fascicolo: 90 / 2009