Introduzione. Diversi studi evidenziano la presenza di particolari stili di funzionamento nelle famiglie in cui le madri praticano un allattamento prolungato al seno; tale pratica si assocerebbe ad una condizione di marginalità del padre, a tendenze simbiotiche materne volte a differire il normale processo di separazione e ad una disfunzione della relazione di coppia (Coslovi, Celestini, Fornarola, Maragliano, & Chiusuri, 1999). Metodologia. Il disegno di ricerca utilizzato è con gruppo di controllo non equivalente. La variabile indipendente presa in considerazione è la presenza/assenza nelle famiglie di un bambino allattato al seno oltre i 15 mesi. La variabile dipendente è il funzionamento di coppia. Per lo studio delle caratteristiche esplicative dei processi di funzionamento familiare viene utilizzato il Modello Circonflesso dei Sistemi Coniugale e Familiare proposto e sviluppato da Olson e coll. (Olson, Russel, & Sprenkle, 1983). Obiettivi. Confrontare le percezioni dei due gruppi relativamente ad alcune variabili di funzionamento familiare prese in esame come la soddisfazione coniugale, il livello di coesione e l’adattabilità (come definite all’interno del modello teorico di Olson). Campione: 90 coppie con figli piccoli per un totale di 180 soggetti. Il gruppo sperimentale (44 coppie) è composto da famiglie in cui era presente un bambino di almeno 15 mesi ancora allattato al seno dalla madre al momento della rilevazione; il gruppo di controllo (46 coppie) è costituito da famiglie con bambini svezzati entro il primo anno di vita. Strumenti. Ad entrambi i membri della coppia è stato somministrato un questionario per la raccolta di dati anagrafici e il Questionario Family Adaptability and Cohesion Evaluation Scales (FACES III, 1985) nelle sue due versioni Reale ed Ideale per indagare il funzionamento di coppia. Risultati. L’analisi delle frequenze mostra che la percentuale di coppie che rientra nelle tipologie estreme di funzionamento previste dal modello è maggiore nel gruppo sperimentale (27%) rispetto al gruppo di controllo (13%). All’interno del gruppo di controllo non vi sono coppie che si collocano sul versante del disimpegno, mentre tale tipologia raggiunge nel gruppo sperimentale una frequenza complessiva del 22,6%. Nel gruppo sperimentale la tipologia invischiata/caotica è maggiormente rappresentata raggiungendo una frequenza del 18,2% a fronte del 13% osservato nelle coppie del gruppo controllo. L’analisi della varianza rileva una differenza statisticamente significativa tra i punteggi medi dei due gruppi nella dimensione della coesione reale (F = 4,780; p < 0,031) con un punteggio medio maggiore nel gruppo di controllo (M = 42.00; DS = 4.222) rispetto al gruppo sperimentale (M = 39,43; DS = 6,697). Anche la differenza tra i Punteggi di Discrepanza o Soddisfazione Familiare tra i due gruppi considerati raggiunge la significatività statistica (F = 5,121; p < 0,026) ed osservando le medie si rileva un Punteggio medio di Discrepanza più alto nelle coppie del gruppo sperimentale (M = 8,32; DS = 14,475) rispetto ai controlli (M = 2,37; DS = 10,184) il che denoterebbe un livello di insoddisfazione coniugale più alto nelle coppie del gruppo sperimentale. Si evidenzia una differenza statisticamente significativa, all’interno del gruppo sperimentale, anche tra i punteggi medi di uomini e donne nella dimensione dell’Adattabilità Ideale (F = 0,047; p < 0,047) presentando le donne di questo gruppo un punteggio medio più alto (M = 40,68; DS = 5,037) rispetto agli uomini (M = 36,50; DS = 8,146). Dall’analisi correlazionale emerge, all’interno del gruppo sperimentale, una relazione lineare di tipo negativo tra il punteggio di Soddisfazione Familiare e l’età dei bambini (r = -0,462) che rivela una diminuzione della soddisfazione familiare all’aumentare dell’età dei bambini. Nel gruppo di controllo invece si evidenzia una relazione statisticamente significativa tra la durata del matrimonio ed il punteggio di Soddisfazione familiare (r = 0,44) che indica come all’aumentare della durata del matrimonio aumenti contemporaneamente la soddisfazione coniugale. Discussione e Conclusione. I dati evidenziano nelle famiglie con madri lungoallattanti una tendenza maggiore a collocarsi agli estremi del modello di Olson. Per le coppie del gruppo sperimentale collocatesi nella tipologia estrema invischiata/caotica (18,2%) si può ipotizzare una difficile transizione alla genitorialità, una scarsa differenziazione tra i coniugi e tendenze simbiotiche e coesive che si estenderebbero anche al bambino e che giustificherebbero il ricorso all’allattamento prolungato al seno. Per le coppie che si collocano invece sul versante del disimpegno si può ipotizzare una distanza affettiva e uno scarso coinvolgimento del coniuge nella cura del figlio, che diviene quindi oggetto di iperinvestimento affettivo da parte delle madri. L’analisi dei dati ha evidenziato inoltre che il gruppo con madri lungoallattanti sperimenta livelli più alti di insoddisfazione nella relazione coniugale rispetto al gruppo di controllo; le madri lungoallattanti presentano inoltre punteggi medi più bassi rispetto agli uomini dello stesso grup po nella dimensione della soddisfazione coniugale. La scarsa soddisfazione nella relazione di coppia potrebbe spingere queste madri a fare un uso compensativo dell’allattamento al seno. I risultati dell’analisi correlazionale risultano in linea con i dati e le ipotesi finora considerate. Le coppie con madri lungoallattanti sperimentano difatti una minore soddisfazione coniugale all’aumentare dell’età dei bambini. Nelle coppie con bambini regolarmente svezzati si osserva invece come all’aumentare della durata del matrimonio aumenti contemporaneamente la soddisfazione coniugale.