Durante i primi giorni della quarantena dovuta al Coronavirus, gli studenti che supervisio-no mi hanno riportato una perdita del loro senso della presenza, cioè della capacità di "sentire i loro pazienti", nel passaggio repentino della loro pratica psicoterapeutica dall’incontro in pre-senza a quello online. Questo articolo esplora le basi del sentirsi, attraverso il movimento, ne-cessarie per sviluppare la presenza, in base a come questa emerge o viene ostacolata sia nella diade bambino-genitore che nella diade paziente-terapeuta (Frank, 2001; Frank & LaBarre, 2011; Frank, 2016). Basandosi sul pensiero dei fenomenologi Edmund Husserl (1913; 1989) e Maxine Sheets-Johnstone (1999; 2019), i quali teorizzano in merito all’importanza delle basi cinestetiche della ricettività, descrivo come i terapeuti possono riscoprire un senso di meravi-glia, prerequisito per sviluppare un senso della presenza relativamente a se stessi e ai loro pazienti. Nel fare ciò, chiarisco quali sono gli ostacoli che impediscono di percepire l’altro. Alcu-ni elementi esperienziali mostrano come potenziare l’esperienza della presenza. .