LIBRI DI SILVIO BERARDI

Nel presente saggio, l’autore ricostruisce, alla luce di una documentazione pressoché inedita, i rapporti intercorsi tra repubblicani fascisti e repubblicani storici dall’ottobre del 1943 all’aprile del 1944. La narrazione di questi eventi, descritti sinora soltanto in un breve scritto del 1977 da Aroldo Benini, figlio di Ermanno che ne fu coinvolto in prima persona, risulta estremamente rilevante per la comprensione delle difficoltà organizzative affrontate dal Partito repubblicano italiano all’indomani dell’8 settembre 1943. L’autore evidenzia come il dialogo ricercato dai repubblicani fascisti fu diretto, in primo luogo, verso gli ambienti del repubblicanesimo lombardo, ma finì per coinvolgere alcuni dei principali leader del partito come Giovanni Conti e Cipriano Facchinetti. Il segretario del Partito fascista repubblicano Alessandro Pavolini riteneva necessario, per la stessa legittimazione della Repubblica sociale italiana, il sostegno dei repubblicani storici. Attraverso il suo emissario, Giovanni Battista Poncy Casalini, cercò così di instaurare una trattativa basata su alcuni dei comuni valori del repubblicanesimo: la prospettiva antimonarchica e il culto del mazzinianesimo. Solo nell’aprile del 1944, il Partito repubblicano italiano decise di chiudere definitivamente il dialogo. Parole chiave: Partito fascista repubblicano, Partito repubblicano italiano, Repubblica sociale italiana, Alessandro Pavolini, Giovanni Conti, Giuseppe Mazzini

Il saggio intende ricostruire una tra le pagine più complesse della politica coloniale italiana: la questione somala dai tragici fatti di Mogadiscio dell’11 gennaio 1948 al ritorno italiano in Somalia del 1950. La stampa nazionale fu concorde nel ritenere indirettamente responsabili dell’eccidio i funzionari britannici in Somalia, incapaci di tutelare e proteggere la comunità italiana presente sul territorio. Il Partito repubblicano, impegnato in una difficile e complessa riorganizzazione interna, evitò di prendere nell’immediato una posizione ufficiale. Il ministro degli Esteri, il repubblicano Carlo Sforza, intervenendo a Napoli al XX congresso del partito, in cui l’orientamento prevalente fu quello di continuare a sostenere l’esecutivo e le politiche democristiane, escluse la responsabilità del governo britannico nella strage. All’interno del partito, tuttavia, si stavano delineando delle frizioni, del resto sempre presenti, ma mai così ben avvertite: mentre la maggioranza era vicina alla posizione di Sforza di favorire il ritorno degli italiani negli antichi territori somali al fine di stimolare la collaborazione tra Europa ed Africa e salvare l’onore nazionale, una piccola minoranza, composta tra gli altri da Giovanni Conti e Giulio Andrea Belloni, richiamandosi agli antichi ideali del Partito repubblicano, era contraria a tale ritorno. La posizione "colonialista" risultò vincitrice, anche per l’emergere di una nuova classe dirigente, destinata a modificare, non senza contraccolpi, gli orientamenti del partito stesso.

Silvio Berardi

Mary Tibaldi Chiesa.

La prima donna repubblicana in Parlamento tra cooperazione internazionale e mondialismo

La figura di Mary Tibaldi Chiesa, prima donna eletta nelle fila del Partito repubblicano. Europeista e mondialista, certa della necessità del disarmo universale, confidava nella capacità delle donne di stimolare, con il loro impegno politico, i mutamenti istituzionali. Sostenitrice della ricerca scientifica come inesauribile fonte di progresso (negli anni Cinquanta credeva nella fonte solare come risorsa energetica), fu scrittrice per ragazzi e protettrice in Parlamento dei diritti dell’infanzia.

cod. 1792.184

Il volume presenta il pensiero dell’intellettuale lombardo Arcangelo Ghisleri nel contesto del dibattito sul Risorgimento. Il suo dialogo con intellettuali di diversa estrazione politica, come Salvemini e Rensi, aveva come primaria finalità quella di offrire alla penisola, attraverso il federalismo e la democrazia diretta, la soluzione agli storici mali che ne impedivano il progresso spirituale prima ancora che economico. L’Italia ghisleriana doveva contribuire a stimolare il processo sovranazionale, che sarebbe terminato solo con la nascita degli Stati Uniti d’Europa.

cod. 303.43