Nel Libro bianco sul lavoro redatto dal ministro Maroni e dal suo staff non c’è un solo rigo dedicato sul serio al lavoratore; la prospettiva è tutta imprenditoriale: concorrenza e competitività. Non stupisce, dunque, la proposta privatizzazione della giustizia del lavoro, che, anzi, rappresenta l’approdo conclusivo del progetto. Ogni nuova regola sostanziale, per avere effetto, esige il cambiamento di chi è chiamato ad applicarla, del giudice o almeno del suo approccio culturale. E poiché questo ancora non si può fare (salvi gli effetti futuri, sulle nuove generazioni, della "cultura" fatta di internet, inglese e impresa), la via indicata è quella del giudice privato, libero dal rispetto della legge e dei contratti collettivi, tutto restando affidato al suo giudizio di equità.