Psicoterapia e Scienze Umane, 2006, XL, 3: 617-648 Riassunto. La storia della psichiatria italiana del Novecento non può limitarsi a individuare una specificità italiana; deve anche considerare il dialogo con i punti di riferimento della psichiatria europea. Se ne dà un esempio nei primi dieci anni del 1900, quando alcuni giovani psichiatri (Finzi, Vedrani, Perusini, Cerletti, Modena, Levi Bianchini), formatisi alla scuola di Kraepelin e Alzheimer, rivisitarono il dominante somatismo lombrosiano o neurologico introducendo la clinica kraepeliniana, la ricerca istopatologica e le prime riflessioni sulla psicoanalisi. Nel corso della prima guerra mondiale fu la nevrosi traumatica che portò a un parziale ridimensionamento del somatismo in favore di una interpretazione psicogenetica, e a un rilancio della teoria somatica delle emozioni su una nuova base endocrino-vegetativa (Buscaino). Sarà questo rinnovato somatismo, presentato come una genuina tradizione italiana, a prevalere, chiudendo le porte al freudismo.