La città di Colle di Val d’Elsa deve il suo sviluppo alla presenza dell’acqua e agli opifici che potevano funzionare mediante l’energia idraulica. Nella vallata sottostante il centro medievale di Onci ricche sorgenti perenni, opportunamente incanalate, vanno a rinvigorire il fiume Elsa. Nel XII secolo l’unico modo per sfruttare tali acque fu deviarne la quasi totalità in un canale artificiale, la gora, la quale seguendo il naturale dislivello morfologico del terreno arrivava fin dentro il Piano della città, una vera e propria area manifatturiera. Successive scissioni e prolungamenti dei canali corrisposero all’aumento degli edifizi andanti ad acqua, gualchiere, roterie, mulini e soprattutto cartiere. Nel Settecento la forza delle acque, regolata ed aumentata mediante delle cadute, riusciva a muovere ben diciassette opifici ma la crisi del mercato cartario amplificava le contese fra i proprietari. È in questo secolo di declino economico che si hanno i documenti cartografici e le relazioni idrauliche più interessanti, redatte da Ferdinando Morozzi ed altri ingegneri granducali chiamati ad intervenire direttamente dal Comune o dall’Appalto della Carta