Non ricordo più chi ebbe a dire che non si può essere buoni giuristi se si è solo giuristi. Natalino Irti lo ha dimostrato da gran tempo: almeno da quando, sul finire degli anni Settanta dello scorso secolo, dette alle stampe la prima edizione di un libro, L’età della decodificazione, che già guardava i fenomeni giuridici da un punto di osservazione elevato, individuando con felice intuizione una delle tendenze di fondo della moderna evoluzione del diritto. Da allora Irti è tornato spesso a toccare temi di teoria generale e lo fa ora di nuovo, con un recentissimo libro che reca l’impegnativo titolo Diritto senza verità e che, come nella prefazione è messo bene in luce, costituisce l’atto conclusivo di una trilogia composta anche da Nichilismo giuridico, apparso nel 2004, e da Il salvagente della forma, pubblicato nel 2007.