La modifica del 2006 dell’ordinamento giudiziario è figlia di un’epoca tormentata di rapporti tra la politica e la magistratura, in particolare quella requirente, e frutto della volontà di impedire la (ritenuta) eccessiva autonomia del singolo pubblico ministero, faticosamente acquisita a seguito di un percorso pluridecennale, e di accentrare nel solo procuratore della Repubblica la responsabilità dell’operato dell’ufficio. A molti è parso inoltre evidente l’intento di avviare un percorso verso una caduta di indipendenza "esterna" del pubblico ministero, con l’abbandono del circuito che aveva garantito (in modo ritenuto eccessivo) l’indipendenza "interna" del singolo sostituto. Anche per questo è utile l’analisi delle interpretazioni del Csm e della normativa secondaria da esso emanata.