Il percorso spirituale, culturale e politico di Ernesto Balducci difficilmente può essere colto nel suo significato di fondo senza considerare il tema delle sue ‘radici’ da un punto di vista biografico ed esistenziale. Nella ‘montagna incantata’ dell’Amiata, terra di minatori sospesa tra miseria e povertà, si ritrovano infatti le fonti sorgive della sua ispirazione. Quello di Balducci è un ‘pensiero di confine’ costruito all’insegna della fedeltà all’‘asse evangelico’ e, contemporaneamente, di una radicale istanza di laicità. Nel tempo della mondializzazione e dell’interdipendenza dei destini umani il suo principio-speranza, tributario del pensiero utopico di Ernst Bloch e con forti assonanze con impostazioni come quelle di Dietrich Bonhoeffer e Simone Weil, assume una connotazione globale in cui le memorie dell’antico sogno di giustizia e libertà del villaggio delle origini si fondono con le inedite aspirazioni della civiltà planetaria.