La storia della psichiatria italiana è anche storia del rapporto che fin dalle origini essa intrattiene con il diritto e la giurisprudenza penale per il giudizio e la gestione d’individui devianti, pericolosi e delinquenziali. Il saggio ripercorre la storia di questo rapporto, tanto voluto quanto controverso, mettendo in luce i momenti storici e teorici principali in cui la cosiddetta "pericolosità del malato di mente" si evidenza come nodo problematico costante del rapporto tra le due discipline. Concetto centrale, nonché criterio fondamentale d’intervento psichiatrico fino a quando nel secondo dopoguerra i concetti di dignità, libertà e democrazia sono stati posti a fondamento della carta costituzionale e hanno ispirato il processo di rinnovamento della psichiatria italiana culminato nella legge 180, di recente la pericolosità è tornata a rioccupare la scena laddove la giurisprudenza ha sentenziato che lo psichiatra ha l’obbligo di controllare la pericolosità del malato di mente (anche se non più attraverso l’istituzione, bensì attraverso la pratica e la tecnica terapeutica: in ragione cioè della sola competenza medico-specialistica). È questa una pretesa compatibile con l’idea fondativa del rinnovamento psichiatrico, per cui qualunque approccio all’umano deve presupporne libertà e rispetto perché possa dirsi autenticamente "scientifico", nonché terapeuticamente efficace?
Keywords: Pericolosità, storia della psichiatria, diritto, posizione di garanzia.