La comprensione empatica e l’essere oggetto di empatia sono co-create. Quando l’analista si pone all’interno della conoscenza comportamentale/emozionale, procedurale ed infine dichiarativa del paziente, il paziente può far posto o impedire questa "visita". Viste in questo modo, le difficoltà e i deragliamenti della comprensione empatica sono una proprietà congiunta di analista e paziente. L’analista non può basarsi esclusivamente sulla capacità "empatica" che lo rende capace di stare in connessione con il paziente o di entrare nel vissuto del paziente. Il processo mediante il quale si realizza questa comprensione empatica e gli ostacoli che s’incontrano lungo il percorso che porta ad essa diventano punti di riflessione importanti per l’investigazione analitica sia in seduta sia per conto proprio. Inoltre, ho affermato che alcune delle capacità del bambino come la transmodalità sono i precursori evolutivi delle componenti procedurali dell’empatia. Queste componenti non consce sono necessarie per poter utilizzare le sequenze procedurali tra terapeuta e paziente. Sono necessarie, ma non sufficienti: entrare nel mondo privato del paziente è un evento co-creato, che mette in gioco tutte le modalità sensoriali e l’immaginazione disponibili sia nel terapeuta sia nel paziente.