La paura della conoscenza emerge come ansia di perdere il mondo che abbiamo contribuito a definire attraverso esperienze relazionali reciproche, un mondo che ci include in una narrazione riconosciuta e riconoscibile sia da noi stessi che dagli altri. Il processo di relazioni destabilizzanti con il conosciuto, con quella organizzazione degli oggetti e delle relazioni che ci rende in grado di muoverci e operare in relativa sicurezza, minaccia la stabilità stessa della disposizione interna a conoscere propria del soggetto. Confrontandosi con la sensazione di perdere l’unità del tutto, l’integrazione del soggetto-conoscente e dell’oggetto conosciuto, quello che emerge è la necessità di controllare le parti che sembrano essere a capo di disordine e confusione. Gli innumerevoli possibili modi di essere e il processo di definizione di sé, implicano di afferrare attivamente il tempo della conoscenza nello spazio di attraversamento spaventoso e oscuro, che allo stesso tempo risulta essere saturo e vuoto.