La consapevolezza che il bambino è parte di un sistema relazionale complesso ha fatto sì che tutti gli analisti di bambini concordassero sulla necessità di costruire un’alleanza terapeutica con i genitori. Le dinamiche conflittuali inconsce coinvolgono l’analista e lo immettono, fin dal primo momento della consultazione, in un campo analitico più simile all’assetto del gruppo che a quello bipersonale della terapia dell’adulto. Attraverso un esempio clinico, l’Autrice ipotizza che il disegno e il gioco del bambino possano essere visti come strumenti capaci di mappare le emozioni inconsce presenti nel campo analitico che si estendono oltre la coppia analista-bambino. Il gioco e i disegni possono essere usati nella relazione con i genitori non in senso esplicativo, ma come sonda con cui esplorare l’universo delle emozioni inconsce presenti nel campo gruppale. Le immagini o la storia del gioco, usate in questa particolare modalità, si dimostrano un’interessante percorso facilitante la funzione alfa di ciascun membro del gruppo. Inoltre, in questo senso, si creano le condizioni per un’occasione, per i genitori, di rendersi più consapevoli delle loro emozioni inconsce, affidate al bambino e rappresentate nella sua sintomatologia, La possibilità del piccolo gruppo coinvolto nell’analisi di un bambino di oscillare verso il campo del gruppo a due permette non solo un’esperienza di sapere condiviso, ma anche di creatività condivisa che aiuta la conoscenza della verità emozionale.