Quando Jung introdusse i concetti di sincronicità e di inconscio psicoide, estese la psicologia analitica ad un territorio decisamente inquietante. Nonostante il precoce interesse dimostrato da Freud, i fenomeni anomali, quali la telepatia, sono diventati un soggetto tabù in psicoanalisi. Oggi, tuttavia, si osserva un interesse crescente verso il transfert e la sincronicità, così da aprire la strada a uno scambio fruttuoso tra le differenti scuole psicoanalitiche riguardo alle loro implicazioni cliniche. L’autrice propone di esaminare alcune delle ambiguità del pensiero di Jung, al fine di chiarire la definizione della sincronicità, la relazione tra le sincronicità e gli eventi parapsicologici e il loro significato clinico. Non è ancora del tutto chiaro se tali eventi debbano essere considerati normali, un mezzo per facilitare l’individuazione, oppure come il segnale di una psicopatologia del paziente o dell’analista. Altrettanta incertezza sussiste sulle caratteristiche particolari del campo intersoggettivo che può condurre alla sincronicità. Utilizzando la tipologia delle correlazioni mente-materia elaborata da Atmanspacher e Fach e la loro distinzione tra stati mentali acategoriali e non-categoriali, l’autrice usa due vignette cliniche per illustrare i differenti stati della mente dell’analista e dell’analizzando che possono portare alla sincronicità. In particolare si focalizza sulla relazione tra rêverie e sincronicità.
Keywords: Telepatia, sincronicità, causalità e acausalità, ruolo degli stati della mente acategoriali e non-categoriali nella sincronicità, rêverie