Oggi voglio Zighinì. Quant’è bello mangiare nello stesso piatto! L’esperienza della recovery e degli Ufe nel servizio di salute mentale di Trento

Titolo Rivista PSICOBIETTIVO
Autori/Curatori Luana Di Gregorio, Alice Sommavilla
Anno di pubblicazione 2016 Fascicolo 2015/3 Lingua Italiano
Numero pagine 8 P. 97-104 Dimensione file 95 KB
DOI 10.3280/PSOB2015-003006
Il DOI è il codice a barre della proprietà intellettuale: per saperne di più clicca qui

Qui sotto puoi vedere in anteprima la prima pagina di questo articolo.

Se questo articolo ti interessa, lo puoi acquistare (e scaricare in formato pdf) seguendo le facili indicazioni per acquistare il download credit. Acquista Download Credits per scaricare questo Articolo in formato PDF

Anteprima articolo

FrancoAngeli è membro della Publishers International Linking Association, Inc (PILA)associazione indipendente e non profit per facilitare (attraverso i servizi tecnologici implementati da CrossRef.org) l’accesso degli studiosi ai contenuti digitali nelle pubblicazioni professionali e scientifiche

Zighinì è un piatto eritreo, molto buono, un’unica portata a centro tavola, pane, verdure, carne, spezie, alla quale tutti attingono con le proprie mani. Si consiglia vivamente questa esperienza prima di avviarsi alla recovery. Dopo qualche decennio dal primo processo di deistituzionalizzazione della psichiatria, e della evoluzione della salute mentale, i Servizi che si occupano quotidianamente della questione si trovano a dover rispondere da un lato alla loro organizzazione aziendale, con la richiesta continua di implementare pratiche non sempre "evidence based", dall’altro nella necessità di evitare di rendere il lavoro asettico e impersonale, atteggiamento che allontana la comunità dal coinvolgimento nel discorso della salute mentale. Come uscirne? Come muoversi il quel confine ristretto senza cadere dall’una o dall’altra parte del crinale? A questo punto si crea la necessità di inventare possibili vie d’uscita dal rischio di un isolamento culturale, anche in ascolto del richiamo di istituzioni prestigiose mondiali alla centralità del tema nella vita di popoli di ogni parte del pianeta. Sorge pertanto il bisogno di creare spazi di avvicinamento di tutte le figure fra loro, e, partendo dai nuovi paradigmi che interessano la salute mentale, nei Servizi si aprono percorsi all’insegna della condivisione dei principi e delle pratiche, con la partecipazione di professionisti, utenti, familiari e cittadini, attorno allo stesso tavolo, con atteggiamento paritario nel rispetto dei saperi di matrici diverse. Ispirato da questi principi Renzo Destefani ha dato luogo al "fareassieme", filosofia che ha portato utenti e familiari esperti nei luoghi storicamente accessibili ai professionisti. Qui, nel Servizio di Salute Mentale di Trento, ogni giorno si condivide la buona pratica dello scambio reciproco dei saperi diversi, arricchendo il lavoro tecnico non solo di empatia, ma anche di sympatheia.;

Keywords:Luoghi vs servizi; sentire vs capire; simpatia vs empatia; recovery-oriented approach; value-based practices; UFE; fareassieme.

  1. Borg M., Kristiansen K. (2004) “Recovery-oriented professionals: Helping relationships in Mental Health Services”, Journal of Mental Health, 13(5): 493-505
  2. Carozza P. (2014) Dalla centralità dei servizi alla centralità della persona. L’esperienza di cambiamento di un Dipartimento di Salute Mentale, FrancoAngeli, Milano
  3. Davidson L., Tondora J., Staeheli Lawess M., O’Connel M.J., Rowe M. (2009) Il Recovery in Psichiatria. Organizzazione dei servizi e tecniche operative,
  4. Edizioni Erickson, Trento D’Avanzo B. (2015) “La natura degli studi qualitativi e il loro ruolo nella costruzione del paradigma della recovery”, in Maone A., D’Avanzo B. (a cura di), Recovery. Nuovi paradigmi per la salute mentale, Raffaello Cortina, Milano
  5. Gosha R. (2015) “Lo Strenghts Model”, in Maone A., D’Avanzo B. (a cura di), Recovery. Nuovi paradigmi per la salute mentale, Raffaello Cortina, Milano
  6. Illich I. et al. (1977) Esperti di troppo. Il paradosso delle professioni disabilitanti, Erickson, Trento
  7. Lehmann P. (2013) “Recovery from Psychosis and Depression by Taking Psychiatric Drugs versus Recovery by Coming off Psychiatric Drugs”, The Journal of Critical Psychology, Counselling and Psychotherapy, 13, 3: 167-187
  8. Lehman P. (2014) “Two contradictory sides of recovery and psychosocial rehabilitation”, WAPR Bullettin, 35: 7-12
  9. Farkas M., Borg M. (2015) “Competenze recovery-oriented. Quali implicazioni?”, in Maone A., D’Avanzo B. (a cura di), Recovery. Nuovi paradigmi per la salute mentale, Raffaello Cortina, Milano
  10. Seikkula J. (2014) Il dialogo aperto, Giovanni Fioriti, Roma
  11. Slade M. (2009) Personal Recovery and Mental Illness. A guide for Mental Health Professionals, Cambridge University Press, Cambridge
  12. Slade M., Williams J., Bird V., Leamy M., Le Boutillier C. (2012) “Recovery grows up”, Journal of Mental Health, 21(2): 99-104
  13. Stanchina E. (2014) La partecipazione di utenti e familiari nella salute mentale, Erickson, Trento

Luana Di Gregorio, Alice Sommavilla, Oggi voglio Zighinì. Quant’è bello mangiare nello stesso piatto! L’esperienza della recovery e degli Ufe nel servizio di salute mentale di Trento in "PSICOBIETTIVO" 3/2015, pp 97-104, DOI: 10.3280/PSOB2015-003006