Partendo dalla constatazione che alcuni pazienti sofferenti e portatori di una violenta rabbia, per loro incomprensibile, appartengono a famiglie in via di estinzione, l’autore si domanda se ci sia un collegamento tra la violenza interna e potenzialmente devastante dei singoli e la fine di un clan familiare. Formula l’ipotesi che alla base ci sia un trauma collettivo non elaborato. L’articolo ripercorre il percorso clinico e la vita di un uomo discendente da un clan familiare che nel 1944 subisce la decimazione dei capifamiglia. L’eccidio si incista in una cripta di silenzio, privato e pubblico. Si formula l’ipotesi che un trauma collettivo non elaborato (per resistenze individuali, familiari e politiche) possa originare ciò che l’autore definisce come "blocco generativo": una sorta di autodistruzione familiare sulla base di patti inconsci collettivi. Si ipotizza anche che per tutti - singoli individui, gruppi familiari, partiti politici, intere nazioni - sia necessario un periodo di latenza per uscire da uno stato di anestesia emotiva e cognitiva, per dare significato ad eventi traumatici inizialmente scotomizzati e negati.
Keywords: Trauma collettivo non elaborato, patti inconsci, blocco generativo, periodo di latenza, risignificazione