In tutte le forme di dipendenza, l’oggetto esterno ricercato è un sostituto di parti mancanti di sé e di funzioni che la struttura interna del soggetto non è in grado di svolgere. Il sé fragile ricerca un oggetto che assolva la funzione fondamentale di rispecchiamento e conferma del senso di sé. Proprio per questa funzione l’oggetto diventa indispensabile ed è necessario che sia sempre disponibile. Per assicurarsi ciò, la persona è disposta a perdere la sua distinzione e indipendenza, oltre che a rinunciare alla propria specificità: differenze e confini vengono appianati perché solo in questo modo è possibile sperimentare vicinanza e intimità, garantirsi la presenza continua dell’indispensabile oggetto-sé e proteggersi da un abbandono vissuto catastroficamente. La psicoterapia di gruppo è da molto tempo considerata il trattamento di elezione dei disturbi da dipendenza: attraverso essa è possibile fare esperienza di nuove modalità di relazione ed avviare il processo di emancipazione, punto nodale nel trattamento di questa tipologia di soggetti. Il gruppo omogeneo è capace di fornire supporto a pazienti così fragili dal punto di vista narcisistico e rende possibile il confronto con l’altro che può essere sperimentato come una risorsa e non percepito nei termini di sconfitta individuale e disconoscimento di sé. La relazione con l’altro può arrivare così a costituirsi come scambio basato sul reciproco riconoscimento, rompendo in questo modo l’isolamento tipico dell’addiction o, in alternativa ad esso, l’esclusiva modalità dell’omologazione. Le vignette cliniche tratte dal lavoro di psicoterapia di gruppo svolto all’interno della Casa Circondariale di Cremona, sono tese ad evidenziare un processo continuo, che si snoda lungo tutto il percorso gruppale, caratterizzato da una oscillazione tra omologazione e differenziazione, e a mostrare come da questo stesso processo possa prendere avvio la possibilità di emancipazione.
Keywords: Psicoterapia di gruppo, addiction, omologazione e differenziazione, teoria del campo.