Excursus storico-bibliografico dello studio del fenomeno mafioso in psicologia clinica

Titolo Rivista SETTING
Autori/Curatori Luciana Calvarese, Dominga Gullì, Girolamo Lo Verso
Anno di pubblicazione 2018 Fascicolo 2016/41-42 Lingua Italiano
Numero pagine 18 P. 101-118 Dimensione file 448 KB
DOI 10.3280/SET2016-041004
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Come l’articolo in discussione sottolinea, gli studi psicologico-clinici sulla mafia intrapresi dal gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Palermo coordinato dal prof. Lo Verso iniziano nel 1994 con uno studio sul caso Vitale (Lo Verso, 1995) e partono dalla visione del fenomeno mafioso come oggetto di studio e ricerca animate da tensione etica, ma anche scientifica, in una prospettiva interdisciplinare di dialogo tra approcci diversi: quello giuridico giudiziario e quello psicodinamico gruppo analitico. Ad oggi leggiamo nell’articolo il modello gruppo analitico soggettuale (Lo Verso, 1989, 1994; Giannone, Lo Verso, 1996; Fiore, 1997; Lo Verso, Di Blasi, 2012) rappresenta la chiave di lettura che più ha potuto comprendere e interpretare i processi mentali che caratterizzano la psiche mafiosa. Ciò in quanto le analisi psicodinamiche hanno trovato che la mafia è un sistema etnico, una modalità di essere delle famiglie, un’organizzazioneidentità che si interseca e si coniuga con la realtà locale, la cui configurazione antropopsichica si qualifica per la coincidenza tra derivate culturali, comunitarie, familiari ed individuali. Lo psichismo mafioso si svela come modalità organizzatrice delle relazioni tra il soggetto e la realtà, caratterizzate dal loro essere dogmatico e fondamentalista (Lo Verso, 1998), cioè strutturato su rigide fondamenta affettive dell’individualità, e come matrice inconscia di pensiero che ‘in-forma’ di sé molti aspetti della vita quotidiana. Nello studio delle peculiarità psicologiche che caratterizzano lo "psichismo mafioso", il fondamentalismo riveste un ruolo di primaria importanza. Insomma, la nascita psichica è un processo relazionale di identificazione che il nuovo nato ha con la realtà familiare, antropologica, biologica che lo concepisce ed alleva. Tale mondo gruppale esterno ed, insieme, interno è presente nell’inconscio di ogni uomo e contribuisce, insieme all’esperienza, a strutturarlo (Lo Verso, Di Blasi, 2012). La ricerca e la clinica supportano l’ipotesi della funzione, da parte della famiglia mafiosa, di saturazione del processo evolutivo della famiglia biologica e di condizionamento del processo evolutivo grazie al suo fondamentalismo psichico, che non riconosce e non incentiva nessun tipo di soggettività, generatività e autonomia di pensiero: "È... come se la psiche individuale fosse colonizzata dalla psiche collettiva del proprio familiare, che è transgenerazionale ed allargato sino a ricomprendere la famiglia mafiosa nella quale l’individuo si identifica pienamente". Il lavoro psicologico-clinico sulla mafia deve molto ai contributi di Giovanni Falcone, ideatore di un metodo d’indagine che, riconoscendo il valore della relazione ed alimentato dal bisogno autentico di comprensione del fenomeno da combattere, si fonda sul dialogo con l’altro come persona nella sua peculiarità e complessità, se vogliamo con una metodologia ed un atteggiamento clinici. La psicologia degli ex-mafiosi diventati collaboratori di giustizia conferma quanto ipotizzato sulla famiglia e sull'identità mafiosa: Un dato principale che emerge dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia è la differenziazione che essi operano tra gli aspetti ‘ideali’ di Cosa Nostra, che fondavano il senso della loro appartenenza individuale all’organizzazione, e quelli ‘reali’, lo stravolgimento cioè del ‘codice d’onore’, nei quali non si riconoscono più (Lo Verso, 1998). Gli studi si allargano, negli anni ’90 e 2000, a gruppi con magistrati mossi, all’analisi delle perizie psichiatriche e delle deposizioni giudiziarie, al lavoro clinico nei Servizi soprattutto con i figli di famiglie mafiose, contribuendo allo stu dio della psiche mafiosa come vero e proprio soggetto/oggetto della ricerca e della clinica e della mafia come vero e proprio organizzatore psichico. Nasceranno esperienze di setting e tecniche specifiche per la psicoterapia, ormai valutabili e codificabili, come il gruppo di elaborazione clinico-sociale, che permetteranno una sia pur provvisoria risposta alla domanda del clinico: che cosa significa per uno psicoterapeuta aiutare un paziente a svelare la propria storia quando questa è attraversata da omicidi, tradimenti, morti bianche, di uomini noti alla cronaca giudiziaria? Che cosa significa per la relazione clinica in atto, sentirsi osservati dalla mafia? (Giunta, Lo Verso, 2011). In La Mafia in Psicoterapia (Lo Verso, 2013) i casi clinici concreti riportati attestano che la mafia è psicopatologia nella misura in cui produce spersonalizzazione nei suoi membri, angoscia e paranoia nella polis in cui opera, crollo della stima di sé, ansia, paura nelle sue vittime e impossibilità di sviluppo psicosociale e politico-economico.;

Keywords:Mafia, fondamentalismo, psichismo mafioso.

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Luciana Calvarese, Dominga Gullì, Girolamo Lo Verso, Excursus storico-bibliografico dello studio del fenomeno mafioso in psicologia clinica in "SETTING" 41-42/2016, pp 101-118, DOI: 10.3280/SET2016-041004