Il volto del genocidio

Titolo Rivista ITALIA CONTEMPORANEA
Autori/Curatori Jay Winter
Anno di pubblicazione 2014 Fascicolo 2013/273 Lingua Italiano
Numero pagine 26 P. 608-633 Dimensione file 3790 KB
DOI 10.3280/IC2013-273004
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Il saggio si interroga su cosa sia il genocidio partendo da due concetti: l’essenza del genocidio è l’assenza, il nulla, il vuoto; essenziale per comprendere i genocidi novecenteschi è la dimensione bellica, infatti i conflitti mondiali del Novecento sono stati una delle principali vie verso il genocidio. Ma sia le guerre mondiali sia le campagne genocidarie che ne sono direttamente scaturite - di cui siamo stati testimoni nel corso delle ultime tre generazioni - rischiano di essere cancellate dalla memoria, anche come reazione all’enorme numero delle vittime e al terrore da esse prodotti. Tutto ciò è esaminato dall’autore anche alla luce di una documentazione fornita dalla storia dell’arte, che è stata in grado di trasmettere il cambiamento essenziale intervenuto nella guerra e dunque nella sua potenza mortifera. Sono così indagate alcune delle modalità con cui alcuni artisti hanno dato vita a rappresentazioni di lunga durata della trasformazione della guerra in genocidio e terrore, occorsa nel ventesimo secolo, e in particolare Otto Dix, Pablo Picasso e Anselm Kiefer. Da ciò emerge non solo quanto sia cambiata la guerra, e le configurazioni artistiche del terrore e delle vittime del terrore in tempo di guerra, ma anche come la parziale rimozione del volto umano sia uno dei tratti più significativi della trasformazione nelle rappresentazioni occidentali della guerra e del terrore. L’ipotesi è che, a strutturare questo cambiamento, siano stati non solo gli sviluppi interni al settore artistico, ma una modificazione intervenuta anche nella posizione delle vittime della guerra e del genocidio.;

Keywords:Guerre mondiali-genocidio-terrore, rappresentazioni della guerra nel Novecento, Otto Dix, Pablo Picasso, Anselm Kiefer, rimozione del volto umano

Jay Winter, Il volto del genocidio in "ITALIA CONTEMPORANEA" 273/2013, pp 608-633, DOI: 10.3280/IC2013-273004