L’autore contribuisce al dibattito sulla dimensione archetipica proponendosi la descrizione e la restituzione di un prototipo di un’esperienza corrispondente. Riferisce di quanto occorsogli in occasione della partecipazione a un convegno sull’argomento della violenza, durante il quale alcuni riferimenti letterari e musicali alla figura mitologica di Medea evocano una figura imponente di donna e impongono al soggetto un confronto con ritmi e scansioni della vita, aprendo lo spazio a considerazioni sul tema e sollecitando una revisione di alcuni assunti fino ad allora condivisi: il processo invade anche aree complementari, coinvolgendovi aspetti di “Ombra” (la violenza) e di “Anima”, quale corrispondenza al mondo, agli altri, al rapporto uomo donna. Non restano estranei al coinvolgimento le figure maschili del figlio (puer) e del padre (senex), mentre rientra nell’esperienza medesima una critica sia delle rappresentazioni collettive ancora operanti nella strutturazione della “Persona” dell’uomo moderno, sia del loro sottofondo immaginario.